Il card. Zen apprezza la “chiarezza” e il lavoro della Commissione vaticana sulla Chiesa in Cina
di B. Cervellera - A. Lam
Fra i punti salienti, la sottolineatura della comunione con il papa, evitando di partecipare a incontri che la contraddicono; il ricordo dei vescovi e sacerdoti in prigione; la responsabilità dei vescovi cinesi nella formazione del personale religioso. Buona sintonia e integrazione fra i diversi membri della Commissione.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Grande soddisfazione per la “chiarezza” è stata espressa dal card. Joseph Zen a proposito del Comunicato finale della Commissione vaticana sulla Chiesa in Cina. Commentando a caldo la pubblicazione del Comunicato oggi, il vescovo emerito di Hong Kong ha detto ad AsiaNews che “la chiarezza della dichiarazione permette a molti più cattolici in Cina di comprendere le questioni attuali e quelle più essenziali”. Fra tutte egli cita la richiesta ai vescovi di maggiore comunione con il papa, evitando di partecipare a incontri che la contraddicono, e il ricordo dei vescovi, sacerdoti “che sono privati della libertà”.
La Commissione vaticana per la Chiesa in Cina è stata voluta da Benedetto XVI dopo la pubblicazione della sua Lettera ai cattolici cinesi nel 2007. Il raduno di questi giorni (dal 22 al 24 marzo) era alla sua terza edizione plenaria. Vi hanno partecipato 30 persone fra membri della Curia (Segreteria di Stato e Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli), vescovi cinesi di Hong Kong, Taiwan e Macao, vari esperti e membri di congregazioni religiose e istituti missionari. Al termine del raduno il gruppo ha incontrato il papa, che ha ringraziato tutti dell’impegno.
Il comunicato – il cui testo integrale è pubblicato in queste pagine – mette in luce quattro tematiche che sono state affrontate in questi giorni: la formazione di seminaristi, sacerdoti e religiose e la funzione dei vescovi in questo campo; l’unità e la riconciliazione fra vescovi, sacerdoti e fedeli delle comunità ufficiali e on ufficiali; la comunione nella Chiesa e il rapporto col pontefice; i rapporti con il governo cinese e la situazione dei vescovi e sacerdoti imprigionati.
La formazione del personale religioso è un tema fondamentale per la Cina. A causa delle difficoltà del passato e del presente, in Cina mancano professori, esperti, direttori spirituali, mentre la società cinese si evolve in modi sempre più vorticosi.
Un’affermazione importante del Comunicato è che esso designa come responsabili della formazione i vescovi delle diocesi: ad essi “vanno riconosciute la piena dignità e la responsabilità di guida delle comunità ecclesiali, … impegnati in prima persona nell’opera formativa”.
Sulla comunione nella Chiesa e con il papa, i partecipanti all’incontro hanno espresso in modo unanime il desiderio che “tutti i Vescovi in Cina siano sempre più impegnati nel favorire la crescita dell’unità della fede e della vita di tutti i cattolici” e per questo devono evitare di “porre gesti (quali, ad esempio, celebrazioni sacramentali, ordinazioni episcopali, partecipazione a riunioni) che contraddicono la comunione con il Papa, che li ha nominati Pastori, e creano difficoltà, a volte angoscianti, in seno alle rispettive comunità ecclesiali”.
Questa precisazione è importante perché si riferisce di fatto al raduno dell’Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici, che dovrebbe tenersi nella seconda metà del 2010. Tale assemblea è considerata superiore ai vescovi e in modo “democratico” decide le linee pastorali, i candidati all’episcopato, ecc…. Essa è una delle strutture “inconciliabile con la dottrina cattolica” (v. Lettera del papa ai cattolici cinesi, n. 7).
La futura Assemblea dovrebbe decidere il presidente dell’Associazione patriottica e il capo del Consiglio dei vescovi cinesi (una specie di conferenza episcopale non riconosciuta dalla Santa Sede).
Nei mesi passati il card. Zen ha chiesto esplicitamente ai vescovi cinesi di non parteciparvi (Cfr.: AsiaNews.it, 03/01/2009 Il card. Zen chiede più coraggio ai vescovi cinesi) e il suo appello deve essere stato accolto perché l’Associazione patriottica continua a rimandare la data dell’incontro forse perché non riesce a trovare un numero sufficiente di prelati disposti a farsi manipolare.
Il porporato apprezza questa sottolineatura sulla comunione col papa e afferma che ormai “la Commissione, pur avendo membri con differenti storie ed esperienze, dopo tre anni è giunta a una maturazione della comprensione reciproca” pur nelle differenti “sensibilità che arricchiscono in modo positivo” l’incontro.
Pr rafforzare la comunione della Chiesa in Cina con la Chiesa universale, il Comunicato ricorda la Giornata mondiale di preghiera il 24 maggio, festa della Madonna di Sheshan, il santuario nazionale non lontano da Shanghai, dove da decenni si incontrano a pregare cattolici da tutta la Cina. Da quando il papa lo ha citato nella sua Lettera, ogni anno la polizia crea difficoltà per rendere quasi impossibile il suo raggiungimento.
“Con la giornata di preghiera per la Cina, il 24 maggio – ha detto il card. Zen – tutta la Chiesa universale si ricorda di pregare per essa. Attraverso i legami spirituali si possono superare difficoltà e ricercare una maggiore unità nella comunità ecclesiale e fra i pastori e il popolo”.
Infine, il Comunicato auspica “un dialogo rispettoso e aperto tra la Santa Sede e le Autorità governative” della Cina, a vantaggio della Chiesa e della società civile. Ma ricorda anche “quei Vescovi e sacerdoti, che da molto tempo sono privati della libertà”.
Come spesso ricordato da AsiaNews, attualmente vi sono in Cina tre vescovi sotterranei nelle mani della polizia, segregati in luoghi sconosciuti; decine di sacerdoti in prigione o nei campi di lavoro forzato; decine di vescovi impossibilitati a svolgere il loro ministero. Il card. Zen ha spesso domandato al governo cinese la loro liberazione (Cfr.: AsiaNews.it, 24/09/2009 Card. Zen: Per i 60 anni della Cina, liberate tutti i vescovi in prigione).
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