Il boicottaggio della giunta lascia a terra gli aerei di Stato
L’agenzia inglese che assicura i voli della compagnia di bandiera birmana sospende le polizze a causa della crisi nel Paese. Si aggiunge ai grandi del mondo dei gioielli che hanno interrotto l’acquisto di pietre preziose. Dai rubini ricavati con il sangue dei minatori la giunta ricava 200 milioni di euro l’anno.
Yangon (AsiaNews) – La London Market Aviation Insurer ha sospeso polizze stipulate con la Myanmar Airways International (Mai), compagnia di bandiera dell’ex Birmania, aderendo al boicottaggio internazionale lanciato dopo la violenta repressione delle proteste anti-regime di fine settembre. L’iniziativa ha comportato la sospensione di alcuni voli giornalieri, come quelli per Bangkok e Kuala Lumpur, per mancanza di copertura assicurativa.
La compagna britannica si unisce così ad alcuni grandi nomi del mondo dei gioielli, schieratisi apertamente contro la giunta birmana, che dal commercio di pietre preziose ricava ingenti introiti. Il gruppo italiano Bulgari ha richiesto ai fornitori di non comprare più pietre preziose provenienti dal Myanmar, pur sottolineando che "già da tempo" ha interrotto l'acquisto di gemme direttamente dal Paese asiatico. Lo stesso hanno fatto pochi giorni prima Cartier e Tiffany & Co.
Tutti e tre i gruppi, inoltre, hanno espressamente chiesto ai fornitori garanzie sulla provenienza geografica dei minerali, come pure l’italiano Damiani. Il problema è che il Myanmar esporta virtualmente le sue pietre grezze in Paesi terzi - come Cina e Thailandia - da dove vengono poi vendute, un volta tagliate e pulite, aggirando bandi e divieti.
Da 700 anni dalla “Valle dei rubini” nella regione Mogok, nord-est del Myanmar, si estraggono i famosi rubini color rosso “sangue di piccione”, considerati i più belli al mondi, ma anche gli zaffiri blu. Il 90% dei rubini al mondo viene da qui e la vendita di questa pietra rappresenta un’importate entrata per il Paese. L’estrazione di rubini avviene con un costo di vite umane incalcolabile visto che le miniere birmane sono inaccessibili a visitatori non autorizzati. Per lo più i proprietari di miniere contano sul lavoro forzato dei loro operai. Gruppi per i diritti umani denunciano l’aumento della diffusione dell’Aids tra i minatori, ai quali come “ricompensa” i datori di lavoro a fine giornata regalano una dose di eroina, spesso iniettata da più persone con lo stesso ago.
I generali controllano dal 1964 il commercio di pietre preziose, che ogni anno garantisce introiti per oltre 200 milioni di euro: la terza fonte di valuta dopo il tek e il gas naturale.
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