Il Vietnam deve mutare modello di sviluppo
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Il Vietnam continua a cercare di attirare investimenti esteri, per proseguire lo sviluppo economico. Ma deve confrontarsi con un’inflazione annua intorno all’11%, una moneta che ogni giorno perde valore e una paralisi politica del governo in attesa del Congresso del Partito comunista a gennaio. Analisti ritengono che il Paese debba cambiare modello di sviluppo, se non vuole correre il rischi di una grave crisi economica.
Il Paese ha avuto una crescita superiore al 7% annuo negli scorsi 10 anni e, dopo un arresto per la crisi finanziaria globale, è tornato su questi livelli di crescita. Il governo favorisce lo sviluppo, imitando in vario modo il modello cinese. I finanziamenti esteri sono attirati con una politica di facilitazioni fiscali e di bassi salari per i lavoratori.
Ma la crescita è avvenuta al costo di un’inflazione ancora maggiore e di una strutturale debolezza della valuta locale, il dong.
Da anni l’inflazione marcia in doppia cifra, nell’agosto 2008 ha toccato il record del 28%. Per il 2010 il governo aveva fissato l’obiettivo dell’8%, ma a settembre è cresciuta di circa l’1% mensile e a fine novembre si è avvicinata all’11% annuo.
I generi essenziali come gli alimenti crescono rapidi, nonostante il governo abbia minacciato di applicare prezzi controllati. In un anno lo zucchero e altri alimenti-base sono cresciuti anche dell’80%; le alluvioni estive nel Vietnam centrale hanno devastato le coltivazioni e aggravato la situazione. Gli economisti prevedono ulteriori aumenti per l’arrivo della festa del Nuovo Anno Lunare, che cade a febbraio 2011.
Intanto il governo lascia che il dong perda valore. Le valute di altri Paesi del sudest asiatico, come il bath tailandese e il dollaro di Singapore, sono state apprezzate contro il dollaro Usa, ma la Banca centrale del Vietnam dal novembre 2009 ha svalutato 3 volte il dong rispetto al dollaro. Esperti osservano che questo favorisce la crescita economica, ma a danno della stabilità dei prezzi e della fiducia nella stessa politica economica nazionale. Al mercato nero vietnamita il dong è scambiato col dollaro oltre il 10% sotto il cambio ufficiale. Cittadini e imprese cambiano i risparmi in dollari e oro.
Il governo aspetta il Congresso del Pc a gennaio ed è intanto riluttante ad adottare una politica economica rigida, che metterebbe in gravi difficoltà le molte imprese statali.
Alcuni osservano che questa politica impoverisce la popolazione, ma continua a stimolare gli investimenti. Le industrie locali producono manifatture a basso costo che esportano.
Ma molti analisti sono scettici, osservano che questa situazione beneficia gli investitori esteri o le piccole imprese, ma non consente lo sviluppo di un’industria locale di buone dimensioni. Economisti e settori del governo ritengono che il modello di sviluppo vada riconsiderato.
Jonathan Pincus, capo del Fulbright Economics Teaching Programme a Ho Chi Minh City e già economista delle Nazioni Unite, insiste che è necessario “ridurre il deficit fiscale e praticare una rigida politica monetaria per alleggerire la pressione sulla valuta nel breve periodo e ridurre il rischio di inflazione”. Senza un deciso intervento, egli prospetta la possibilità di un vero crollo dell’economia nazionale, flagellata per la rapida inflazione, la debolezza della valuta, il grave deficit negli scambi commerciali e la povertà delle riserve statali di valuta estera.
10/04/2008
22/07/2011