30/08/2004, 00.00
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Il Patriarca Sfeir condanna le manovre siriane per cambiare la costituzione

Secondo il card. Sfeir il Libano è divenuto "un giocattolo" nelle mani delle potenze regionali. Per molti politici e osservatori è a rischio la consistenza del paese.

Beirut (AsiaNews) – Il patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha denunciato il tentativo siriano di mantenere in carica il presidente libanese cambiando la costituzione. Egli ha bollato gli emendamenti proposti come  un "piano escogitato di notte" e imposto sul governo del Libano.

La più alta autorità cristiana del paese, notoriamente critica dell'influenza siriana, è contraria all'idea di far rimanere in carica, oltre la scadenza prevista di novembre, l'attuale presidente filo-siriano Emile Lahoud. Il prolungamento del suo mandato necessita un cambiamento della costituzione. Sabato 28 agosto un incontro del governo, convocato in fretta e in furia, si è concluso con la proposta di questi emendamenti, avversata dal primo ministro Rafiq Hariri e da molti politici un tempo grandi alleati della Siria.

Durante la messa di domenica alla sede estiva del patriarcato a Diman, il card. Sfeir ha detto: "Quanto è avvenuto ieri, riguardo alla costituzione e alla presidenza, è totalmente estraneo, un piano escogitato di notte ed eseguito di giorno… Quelli direttamente implicati sono stati costretti a esprimersi su qualcosa di imposto, a cui dovevano ubbidire e sottomettersi". "Chiedo a tutti di essere coscienti – ha continuato il patriarca – e che Dio aiuti il Libano e i libanesi".

"Il governo – ha aggiunto – ha operato sulla questione in modo troppo veloce… Il tema della presidenza è molto importante e necessita più tempo per la consultazione; ad ogni modo, i politici implicati hanno ubbidito in modo cieco e costringono noi a seguire una decisione dettata loro [dall'alto]".

Secondo il card. Sfeir "in mezzo alle discussioni nazionali e internazionali legati all'intervento siriano, il popolo libanese è stato lasciato da parte, è divenuto come straniero… Il Libano è divenuto un giocattolo nelle mani degli interessi regionali e  internazionali, senza guardare agli interessi del popolo libanese che si trova ad essere escluso dal decidere su temi di vitale importanza per la nazione".

Il sinodo dei vescovi maroniti, presieduto da Sfeir, si incontrerà mercoledì 1 settembre per discutere gli ultimi sviluppi. Il Sinodo diffonderà anche una dichiarazione ufficiale sulla questione degli emendamenti costituzionali.

La Siria ha invaso il Libano durante la guerra civile del 1975-1990 e ha ormai affermato il suo potere in Libano con la presenza di decine di migliaia di soldati, il controllo della presidenza e una fitta rete di servizi segreti.

 Alle obiezioni del patriarca si sono aggiunte anche le critiche di molti politici vicini a Damasco, come il leader druzo Walid Jumblatt, i cui alleati nel governo hanno rigettato il piano di emendamenti.

Jumblatt ha promesso un'opposizione risoluta al piano della Siria, da lui definito "uno sterminato regime" e ha detto che "non ci può essere coesistenza fra la libertà e le baracche militari". Parlando dal suo palazzo di Mouktara, nello Chouf,  Jumblatt ha criticato il tentativo di mantenere al potere Lahoud, manipolando la costituzione, tradendo le leggi esistenti, andando contro al popolo libanese. "Le nazioni – ha concluso Jumblatt – non si misurano sulle loro dimensioni, ma dalle loro libertà e dal rispetto per i diritti umani".

Un candidato alla presidenza, un tempo molto amico della Siria, ha detto che il modo in cui l'emendamento è stato approvato dal governo – con una riunione di 20 minuti – era simile a "un'operazione di contrabbando condotta durante una notte senza luna". Secondo Daher "stiamo andando verso una catastrofe che sarà pagata in modo pesante dalla nazione….L'estensione [del mandato presidenziale –ndr] produrrà un irreparabile scisma in Libano".

Fares Soaid, leader della coalizione cristiana  di Qornet Shahwan, ha commentato: " la Siria si è impossessata di tutte le istituzioni costituzionali del Libano".

L'emendamento approvato dal governo sarà inviato al parlamento, dove il partito pro-siriano ha una larghissima maggioranza. Il mandato di Lahoud scade il 24 novembre ed è possibile che già questa settimana il parlamento si raduni per varare l'emendamento e permettere a Lahoud di continuare a fare il presidente senza elezioni.

La settimana scorsa il Dipartimento di stato americano ha affermato che la scelta del presidente dovrebbe essere nelle mani dei libanesi e non dei siriani. Stessa posizione è stata affermata da Joschka Fischer, Ministro tedesco degli esteri, in questi giorni a Damasco.

Washington preme sulla Siria perchè tolga ogni appoggio agli Hezbollah  e ritiri le truppe dal paese. Il Ministro siriano degli esteri, Farouq-al-Sharaa, ospitando la Fischer, ha difeso la scelta di Damasco di mantenere Lahoud in carica, dicendo che il rispetto per la costituzione non significa escludere ogni possibilità di cambiamento.

Un politico libanese, che ha chiesto l'anonimato, ha detto che la Siria ha deciso di scegliere "qualcuno noto e provato" a causa delle incertezze presenti nella regione. Damasco si tiene stretta un "partner strategico" in Libano "finché non passerà la tempesta nella regione" medio-orientale.

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