Il Partito Comunista del Vietnam apre agli imprenditori
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) Includere gli imprenditori nei ranghi del partito potrebbe divenire realtà l'anno prossimo al congresso del Partito Comunista del Vietnam. L'idea è stata rifiutata sul piano ideologico durante l'ultimo congresso del partito, nel 2001, ma dopo l'iniziativa della Cina nel 2002, la leadership vietnamita ci sta pensando.
"Il partito si sta emarginando a causa delle sue difficoltà ad accettare membri da nuovi settori della società". È quanto ha dichiarato Ferd Burke, della filiale di Ho Chi Minh City della Baker&McKenzie. Burke è favorevole all'idea: "Come uomo d'affari in Vietnam, direi che sarebbe ora " Se diventerà realtà, sarà una pietra miliare in 20 anni di riforme nel segno dell'economia di mercato. Il numero di imprese private è cresciuto ufficialmente da 414 nel 1991 a più di 120 mila.
Due borse sono state aperte negli ultimi 5 anni, le aziende statali sono state privatizzate su larga scala e l'appartenenza al Wto rimane uno degli obiettivi principali dei vertici del Paese. "Una volta che gli imprenditori vengono accolti nei ranghi del partito, la parola comunismo diventa una contraddizione", ha dichiarato Carl Thayer, analista politico del Vietnam. Ta Huu Than, vicepresidente della potente commissione economica del partito, è frequentemente citato nei media statali come uno dei sostenitori dell'ingresso del settore privato ai vertici del partito. L'ironia della proposta non scatena particolare interesse fra i cittadini. La maggioranza delle persone non ne è nemmeno a conoscenza, dato che meno di 3 milioni su 83 sono membri del partito. "È una novità e mi pare una buona idea. Abbiamo vinto due guerre molto dure, perché non dovremmo vincere anche questa", ha detto Bui Man Hung, 30 anni, proprietario di un negozio di condizionatori ad Hanoi.