16/11/2007, 00.00
ASIA - EUROPA
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Il Parlamento europeo condanna la persecuzione dei cristiani

Una risoluzione approvata quasi all’unanimità denuncia violenze e sopraffazioni contro i credenti. L’Asia si conferma il continente ove più Paesi violano la libertà di religione. Un lungo elenco, non esaustivo, di violenze e discriminazioni.
Bruxelles (AsiaNews) - Iraq, Cina, Vietnam, Turchia, Pakistan, Gaza, Filippine: l’Asia si conferma il continente ove maggiori sono le violazioni alla libertà religiosa. A condannarle, questa volta, è una risoluzione del Parlamento europeo “su gravi episodi che mettono a repentaglio l'esistenza delle comunità cristiane e di altre comunità religiose”, approvata, ieri, quasi all’unanimità, con 57 voti a favore, due contrari e un astenuto.
 
Il documento fa riferimento da un lato agli accordi e convenzioni internazionali che tutelano i diritti dell’uomo e la libertà religiosa e dall’altro ad una serie di casi di violenza e sopraffazione, tutti riferiti alla violazione della libertà religiosa. Espressa una condanna “risoluta” e “ferma” di tali atti, il Parlamento europeo “sollecita i governi dei Paesi interessati a migliorare la sicurezza delle comunità cristiane; sottolinea di conseguenza che le autorità pubbliche hanno il dovere di tutelare tutte le comunità religiose, incluse quelle cristiane, dalla discriminazione e dalla repressione” ed invita gli organismi europei a sollevare la questione a livello politico con gli Stati nei quali le violazioni avvengono.
 
La risoluzione riporta poi alcuni casi, dei quali AsiaNews ha dato, a suo tempo, notizia. Si va dal rapimento dei sacerdoti iracheni padre Pius Afas e padre Mazen Ishoa, avvenuto il 14 ottobre 2007 a Mosul, in Iraq, all'uccisione di padre Ragheed Ganni e dei tre diaconi che lo assistevano, avvenuta il 3 giugno 2007 a Mosul, dall’ assalto contro una chiesa cristiana il 10 ottobre 2007 a Godwinh, alla periferia di Lahore, in Pakistan, alla uccisione del vescovo protestante Arif Khan e di sua moglie il 29 agosto 2007 a Islamabad, dall’assassinio di Rami Khader Ayyad, titolare di una libreria cristiana, avvenuta il 7 ottobre 2007 a Gaza, all'attacco perpetrato il 18 aprile 2007 contro la casa editrice cristiana Zirve a Malatya, in Turchia, con l'uccisione di tre cristiani, Tilmann Geske, Necati Aydin e Ugur Yuksel, al rapimento di padre Giancarlo Bossi, avvenuto il 10 giugno nelle Filippine.
 
Il Parlamento europeo sottolinea poi “la gravità della situazione per quanto concerne la libertà religiosa nella Repubblica popolare cinese, dove le autorità continuano a reprimere qualsiasi manifestazione religiosa, soprattutto nei confronti della chiesa cattolica, molti dei cui fedeli e vescovi sono detenuti da anni e in alcuni casi sono morti in carcere”, e che “anche in Vietnam si registra una forte repressione contro le attività della chiesa cattolica e di altre religioni, come dimostra la grave situazione in cui versano le comunità dei montagnard vietnamiti”.
 
Fuori dall’Asia, infine, vengono ricordati “l'uccisione di due giovani copti, Wasi Sadek Ishaq e Karam Klieb Endarawis, avvenuta il 3 ottobre 2007 ad Awlad Toq Garb, in Egitto” e “la gravità della situazione delle comunità cristiane del Sudan, i cui membri continuano ad essere oggetto della repressione delle autorità di Khartoum”.
 
L’elencazione delle violazioni della libertà religiosa fatta dal Parlamento europeo non è, purtroppo, esaustiva. Manca, ad esempio, l’India, ove sono sempre più frequenti violenze e intimidazioni nei confronti dei cristiani, non ci sono gli Stati centroasiatici, che spesso sottopongono le comunità religiose a vincoli strettissimi che prevedono anche la prigione per i credenti, non si ricorda la Corea del Nord, ove la Chiesa è stata sterminata, né la Russia, che ha fatto una legge per discriminare le comunità religiose “non nazionali” o, infine, Israele, che continua a negare visti e permessi di passaggio e di studio a religiosi non israeliani o a seminaristi palestinesi.
 
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