17/11/2005, 00.00
VATICANO - ISRAELE
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Il Papa riceve il presidente israeliano: vanno attuati gli accordi esistenti

Benedetto XVI ha ribadito a Katzav che la Santa Sede è favorevole all'esistenza di due Stati: Israele e Palestina ed ha chiesto il rispetto dei patti che prevedono il riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa in Israele.

Città del Vaticano (AsiaNews) - L'attuazione degli accordi esistenti tra Santa Sede ed Israele e la situazione nella regione, con la nuova affermazione che la Santa Sede è "favorevole all'esistenza ed alla collaborazione fra i due Stati, Israele e Palestina", sono stati al centro del colloquio che il presidente dello Stato di Israele, Moshe Katsav, ha avuto con Benedetto XVI e, successivamente, con il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato.

Nel corso degli incontri, afferma una dichiarazione del vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, "sono stati esaminati i rapporti che si sono sviluppati fra Israele e la Santa Sede, dopo l'inizio delle relazioni diplomatiche fra le Parti nel 1994. Particolare attenzione – prosegue la dichiarazione - è stata data all'attuazione dei due Accordi finora sottoscritti fra Israele e la Santa Sede: il "Fundamental Agreement" del 1993 ed il "Legal Personality Agreement" del 1997. Circa l'attuale situazione in Terra Santa, è stata nuovamente esposta all'Illustre Ospite quale sia la posizione della Santa Sede favorevole all'esistenza ed alla collaborazione fra i due Stati, Israele e Palestina. Una parte importante del colloquio è stata pure dedicata alle possibilità di una più intensa collaborazione nel campo umanitario, specialmente in Africa, come pure nel settore culturale".

La dichiarazione vaticana dice insomma che i rapporti tra Vaticano ed Israele stanno tornando a livelli accettabili, dopo la polemica sollevata quest'estate da Gerusalemme su una dichiarazione di Benedetto XVI, accusato di non aver incluso Israele tra i Paesi vittime del terrorismo. Katzav (che prima di oggi era stato in Vaticano il 12 dicembre 2002, ricevuto da Giovanni Paolo II) in tale occasione fu tra coloro che si spesero per il superamento di una controversia, giudicata pretestuosa. In Vaticano ci fu chi pensò che  fosse stata sollevata in vista degli incontri della commissione bilaterale per farne fallire i lavori.

A 12 anni dalla decisione del Vaticano di stabilire rapporti diplomatici con Israele  la Santa Sede continua infatti ad aspettare che lo stato israeliano dia seguito concreto all'impegno a riconoscere la personalità giuridica delle istituzioni cattoliche del Paese. A più riprese, invece, organismi giurisdizionali israeliani hanno negato valore esecutivo all'Accordo fondamentale che regola i rapporti tra Chiesa e Stato e l'anno scorso, in modo ufficiale, il governo ha detto alla Corte suprema di Israele che esso non riconosce i suoi obblighi legati a tale Accordo.

A migliorare il clima dei rapporti ha sicuramente contribuito la visita compiuta in agosto da Benedetto XVI alla sinagoga di Colonia e le espressione rispettose ed amichevoli che in tale occasione egli ha avuto per gli ebrei. Lo stesso Benedetto XVI, però, il 15 settembre, incontrando a Castel Gandolfo i rabbini capo di Israele, si disse essere decisamente "ansioso" di vedere l'"adempimento" dell'Accordo fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.

Solo pochi giorni fa il "ministro degli esteri" del Papa, mons. Giovanni Lajolo, parlando della storia dei concordati ha espresso l'auspicio che l'Accordo fondamentale "una volta ratificato, entri realmente in vigore nel quadro giuridico dello Stato di Israele". Il punto centrale, per la Santa Sede, è il riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa in Israele, con la garanzia delle esenzioni fiscali acquisite già al tempo della fondazione dello Stato israeliano; il riconoscimento permetterebbe alla Chiesa anche l'accesso ai tribunali statali per difendere le sue proprietà (c'è anche un contenzioso legato al tracciato del "muro di difesa" che Israele sta costruendo) ed e ottenere la restituzione di alcuni beni confiscati durante gli anni. (FP)

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