Il Papa invita a pregare per i rifugiati ed i cristiani perseguitati
È l’oggetto dell'intenzione di preghiera scelta da Benedetto XVI per il mese di agosto. Il pontefice auspica che "sia più avvertito dalla pubblica opinione il problema di milioni di sfollati e rifugiati" e chiede "uguaglianza" e "libertà religiosa" per "quei cristiani che sono discriminati e perseguitati in non pochi Paesi a causa del nome di Cristo”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il Papa chiede ai cattolici di tutto il mondo di pregare per i rifugiati ed i cristiani perseguitati. Nelle intenzioni di preghiera per il mese di agosto, Benedetto XVI invita tutti i fedeli a invocare il Signore “perché sia più avvertito dalla pubblica opinione il problema di milioni di sfollati e rifugiati e si trovino soluzioni concrete alla loro situazione spesso tragica”.
Insieme alla preoccupazione per i rifugiati il Papa ricorda anche “quei cristiani che sono discriminati e perseguitati in non pochi Paesi a causa del nome di Cristo” e invita a pregare affinché “siano riconosciuti i diritti umani, l'uguaglianza e la libertà religiosa, sì che [essi] possano vivere e professare liberamente la propria fede”.
Secondo recenti statistiche, in tutto il mondo vivono circa 42 milioni di rifugiati. La maggior parte di essi provengono dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Il 2009 ha registrato 700 mila casi in meno rispetto al 2008, ma anche la comparsa di nuove situazioni d’emergenza.
L’Asia è uno specchio significativo dell’estensione del fenomeno. Quasi tutti i Paesi del continente devono fare i conti con gli sfollati e le cosiddette Internally displaced persons (IDPs). Ci sono situazioni persistenti come quelle delle Filippine, dove la decennale guerra nel Mindanao con i separatisti musulmani del Milf ha causato più di 200mila rifugiati. Ad esse si aggiungono nuovi fronti come quelli del Pakistan e dello Sri Lanka. Nell’isola la fine del conflitto tra Tigri tamil e militari ha generato 300mila IDPs. Il Pakistan ha registrato a maggio un esodo di massa, con 834mila civili che hanno abbandonato le loro case nella Swat valley per fuggire ai talebani.
È la guerra la principale causa dei 42 milioni di rifugiati nel mondo. E molto spesso i conflitti e le violenze affondano le loro radici nell’odio contro la religione. Anche in questo tragico binomio l’Asia offre esempi drammatici. A fine agosto sarà passato un anno dai pogrom anti-cristiani dei fondamentalisti indù dell’Orissa che hanno causato migliaia di profughi e centinaia di morti. Nei distretti pakistani della North-West Frontier Province le violenze dei talebani e l’imposizioni della Sharia costringono alla fuga le minoranze non musulmane.
L’Asia registra anche numerosi casi in cui la discriminazione su base religiosa. Attualmente, su 52 Paesi asiatici, almeno 32 limitano in qualche modo la missione dei cristiani: i paesi dell'Islam (dal Medio oriente al Pakistan, all'Indonesia, alla Malaysia) mettono difficoltà a chi vuole convertirsi; India e Sri Lanka spingono sempre di più per leggi anti-conversione; i Paesi dell'Asia centrale - escluso in qualche modo il Kazakistan - limitano la libertà religiosa; i Paesi comunisti (Cina, Laos, Vietnam, Nord Corea) soffocano o addirittura perseguitano la Chiesa. Molte volte la discriminazione religiosa non si tramuta in aperto conflitto, ma rimane un fenomeno latente che permea la società ed emerge di tanto in tanto anche in modo cruento. Uno dei casi più recenti è quello del Vietnam dove in questi giorni sacerdoti e fedeli della diocesi di Vinh stanno subendo violenze e arresti.
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