30/05/2023, 12.34
PAKISTAN
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Il Pakistan rischia una crisi alimentare come i Paesi in guerra

L'allarme lanciato da Fao e World Food Programme. Gli effetti a lungo termine delle alluvioni della scorsa estate, da cui il Paese deve ancora riprendersi, si intrecciano con l'instabilità politico-finanziaria. La mancanza di valuta estera e il deterioramento del potere d'acquisto impediscono di importare e comprare generi alimentarli, facendo al contrario aumentare l'inflazione.

Islamabad (AsiaNews) - Il Pakistan soffre di insicurezza alimentare come se fosse un Paese in guerra a causa dell’instabilità politica, degli shock economici e in conseguenza alle devastanti alluvioni dello scorso anno da cui il Paese non si è ancora ripreso. 

L’ultimo rapporto di allerta sulla fame pubblicato ieri dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) e dal World Food Programme (Wfp) sottolinea che l’insicurezza alimentare acuta è destinata ad aumentare nei prossimi mesi in 22 Paesi del mondo, la maggior parte dei quali prostrati da conflitti: Burkina Faso, Haiti, Mali, Sudan e Sud Sudan, Afghanistan, Nigeria, Somalia, Yemen sono le nazioni per cui è stata alzata la massima allerta. Ma anche la Repubblica Centrafricana, il Congo, l'Etiopia, il Kenya, il Pakistan e la Siria rientrano tra i Paesi che destano forte preoccupazione, insieme al Myanmar, da oltre due anni devastato dalla guerra civile scaturita dal colpo di Stato militare del primo febbraio 2021. Si tratta di aree in cui un gran numero di persone in situazione di insicurezza alimentare acuta rischia un peggioramento delle proprie condizioni a causa di fattori politici, economici e ambientali che minano la vita della popolazione. 

La sicurezza alimentare viene misurata in base a un indice chiamato a livello internazionale IPC (Integrated food security phase classification o classificazione di fase della sicurezza alimentare integrata). Le fasi sono cinque: si va dalla generale sicurezza alimentare all’insicurezza moderata, passando poi alla fase acuta, fino all’emergenza e infine alla carestia. 

In Pakistan, le Nazioni unite hanno raccolto dati da 3 province del Paese dove, tra settembre e dicembre 2022, 6 milioni di persone hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta e 2,6 milioni hanno dovuto affrontare una situazione di emergenza in uno Stato di oltre 230 milioni di abitanti. L’Onu ritiene che le condizioni rischiano di peggiorare entro la fine dell’anno a causa della crisi politico-finanziaria che sta riducendo il potere d’acquisto delle famiglie e quindi la possibilità di comprare beni alimentari. Islamabad dovrà infatti rimborsare 77,5 miliardi di dollari di debito estero entro giugno 2026, un importo considerevole se si considera che nel 2021 il PIL del Pakistan era di 350 miliardi di dollari.

L’instabilità politica, caratterizzata dal confronto tra il governo, appoggiato dall’esercito, e l’ex primo ministro Imran Khan, il cui arresto a inizio mese ha scatenato violente proteste in tutto il Paese, impedisce l’erogazione di una nuova linea di credito da parte del Fondo monetario internazionale o da parte di Paesi partner. Si prevede inoltre un aumento dei disordini prima delle elezioni previste a ottobre di quest’anno, mentre in alcune aree aumenta l’insicurezza a causa della minaccia terroristica. 

Per fare un confronto, nel vicino Afghanistan, senza più fondi internazionali e in crisi economica a seguito della riconquista dei talebani ad agosto 2021, si prevede che 15,3 milioni di persone dovranno affrontare una situazione di insicurezza alimentare acuta tra maggio e ottobre 2023, mentre circa 2,8 milioni di persone si troveranno in situazione di emergenza.

La carenza di riserve estere e il deprezzamento della valuta stanno riducendo la capacità di importare beni alimentari, causando al contrario un aumento dell'inflazione e costringendo il governo del Pakistan a imporre tagli all'energia per mancanza di carburante. L'inflazione dei beni alimentari è passata dall'8,3% di ottobre 2021, al 15,3% a marzo 2022, poi al 31,7% a settembre 2022, e infine ha raggiunto il 35% a dicembre 2022. Gli operai, che in media guadagnano due dollari al giorno, hanno perso il 30% del loro potere d’acquisto.

Ma all’origine di questa situazione ci sono le alluvioni della scorsa estate che hanno inondato due terzi del Paese e hanno provocato la morte di oltre 11 milioni di capi di bestiame e la distruzione di oltre 9,4 milioni di acri di terra coltivata (circa l’80% di tutti i terreni agricoli del Paese) nelle province del Balochistan e del Sindh, aree già insicure in termini di disponibilità di cibo. 

Secondo la Banca mondiale, in tutta l’Asia meridionale la produzione alimentare è stata interrotta a causa delle piogge monsoniche superiori al normale, mentre in altre aree si sono verificate precipitazioni inferiori.

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