Il Paese ha bisogno di una leadership “prudente”
Colombo (AsiaNews) – La Sri Lanka “ha bisogno urgente di una leadership prudente e saggia, che guidi il Paese in questo difficile momento senza cedere alle provocazioni”. È l’invito che la locale Chiesa anglicana rivolge al governo cingalese, pochi giorni dopo l’annuncio da parte di Colombo della riattivazione di severe norme anti-terrorismo sospese ormai da 4 anni.
I cristiani, come pure attivisti per i diritti umani e la libertà d’espressione, hanno reagito con preoccupazione alla decisione del presidente Mahinda Rajapakse di introdurre le cosiddette Prevention and Prohibition of Terrorism and Specified Terrorist Activities Regulations (PPTSTAR), che contiene misure d’emergenza ispirate alla famigerata Legge per la Prevenzione del terrorismo (PTA). Quest’ultima, in vigore dal 1979, era stata abbandonata nel 2002, dopo il cessate il fuoco con i ribelli delle Tigri. Ma la popolazione ne porta ancora i segni: la PTA concede ampi poteri alle forze di sicurezza nel trattare con i “sospetti” terroristi; durante la guerra ha permesso arresti arbitrari, detenzioni senza processi e torture di ogni tipo su migliaia di tamil innocenti, costretti a rilasciare false confessioni di colpevolezza.
In un messaggio diffuso lo scorso 8 dicembre il reverendo Duleep de Chikera, vescovo anglicano della Chiesa di Ceylon a Colombo, ha chiesto a tutte le parti in causa nel conflitto, ma “in modo speciale al governo”, di usare prudenza davanti alle pericolose provocazioni, che si verificano nel Paese. Il riferimento più recente è al tentato omicidio del ministro della Difesa, lo scorso primo dicembre, ma anche alle violenze che esercito e ribelli portano avanti nel nord-est del Paese.
“La sfida che affronta ora il governo – dice il leader anglicano – è da una parte tenere presente le minacce che incombono e dall’altra assicurare protezione ai cittadini cercando di non rispondere alla violenza con la violenza”. “Usare le stesse armi contro le quali combattiamo – continua il vescovo – significa perdere il controllo e minare il processo di pace”.
In alcuni casi, continua il rappresentante anglicano, il governo ha dimostrato saggezza: ad esempio nel non bandire l’esercito delle Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE), che da decenni combatte per l’indipendenza del nord-est a maggioranza tamil. Ma l’ultima decisione sulle norme anti-terrorismo è pericolosa. Duleep de Chikera ritiene che “già il Codice penale e la legge del 2005 contro i finanziamenti al terrorismo sono adeguate a combattere i problemi esistenti”. Davanti all’intransigenza delle Tigri, secondo l’anglicano, le nuove norme non faranno altro che “allontanare i ribelli dal desiderio e dalla speranza di pace e chi soffrirà di più sarà la popolazione civile”. In conclusione il vescovo, “come leader religioso”, invita le autorità cingalesi ad un approccio non violento al conflitto, così da “conquistarsi anche la collaborazione della gente” e allo stesso tempo “dimostrare una reale volontà di negoziare la pace rivedendo la decisione di introdurre le norme d’emergenza anti-terrorismo”.