18/12/2023, 13.11
CAMBOGIA - USA
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Il Met di New York restituirà a Phnom Penh decine di manufatti rubati

Il noto museo americano restituirà diverse statue antiche alla Cambogia (e due alla Thailandia) dopo che i procuratori federali, aiutati da ex saccheggiatori cambogiani, hanno scoperto che si trattava di opere trafugate da templi antichi. Per i cambogiani le sculture non sono solo opere d'arte ma rucchiudono l'anima degli antenati.

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Il Metropolitan di New York, noto museo d’arte statunitense, restituirà alla Cambogia diverse statue antiche che erano state donate all’istituto dopo essere state trafficate dal britannico Douglas Latchford, accusato di gestire una rete illegale di compravendita di manufatti provenienti dal sud-est asiatico. 

L’annuncio è stato dato la settimana scorsa dall’ufficio del procuratore del distretto meridionale di New York, Damian Williams, che ha seguito le indagini, spiegando che Latchford era accusato di frode e contrabbando per “aver orchestrato un programma della durata di diversi anni allo scopo di vendere oggetti antichi saccheggiati dalla Cambogia e immessi nel mercato d’arte internazionale”. Tuttavia Latchford è morto prima di poter essere processato, per cui le accuse nei suoi confronti sono subito cadute.

In seguito il Met si è rivolto direttamente alle autorità cambogiane per tracciare l’origine delle sculture trafficate, nonostante fossero state donate al museo da Latchford stesso, che si definiva un semplice studioso e appassionato d’arte. Nelle prossime settimane verranno finalizzati gli accordi per il trasferimento delle statue, hanno spiegato i funzionari statunitensi, dopo che il museo ha annunciato che 14 manufatti verranno restituiti alla Cambogia e due alla Thailandia. Tra questi vi sono un bronzo del Bodhisattva Avalokiteshvara (databile tra la fine del X e gli inizi XI secolo) e una monumentale testa di Buddha in pietra risalente al VII secolo.

Il recupero di questi tesori antichi non sarebbe però stato possibile senza l’aiuto di Toek Tik, un cambogiano che, dopo aver collaborato per anni con Latchford, prima di morire per cancro, ha deciso di unirsi alla squadra degli investigatori cambogiani, guidati dall’avvocato statunitense Brad Gordon. Toek Tik “si sentiva tremendamente in colpa per molte cose che aveva fatto nella sua vita, per gli omicidi, per i saccheggi”, ha raccontato Gordon. La testimonianza di ex saccheggiatori come Toek Tik è stata di fondamentale importanza per il caso contro Latchford, hanno aggiunto i procuratori federali di New York

Il furto di opere antiche in Cambogia è iniziato con l’arrivo dei colonizzatori francesi e si è poi espanso fino a diventare un business globale tra gli anni ‘70 e ‘90, in particolare durante il regime sanguinario dei Khmer rossi. I decenni successivi, segnati dall’instabilità politica, hanno favorito i saccheggi nei templi, tra cui Angkor Wat, uno dei siti religiosi più grandi al mondo e patrimonio dell’Unesco, che vieta l'importazione o l'esportazione di beni culturali.

Per i cambogiani le statue dei templi non sono solo opere d’arte, ma sono divinità sacre che custodiscono le anime degli antenati, ai quali si rivolgono per pregare e chiedere consigli. Per questo il portavoce del ministero della Cultura e delle Belle Arti della Cambogia, Hab Touch, la settimana scorsa aveva chiesto che i manufatti venissero restituiti anche perché sono “oggetti antichi che sono l’anima dei nostri antenati”, oltre a essere “tesori nazionali perduti, sottratti alla Cambogia in tempo di guerra e genocidio”.

Negli ultimi due anni, più di 1.000 pezzi per un valore di 225 milioni di dollari sono stati restituiti a più di 20 Paesi, tra cui Cambogia, Cina, India, Egitto, Grecia e Italia, hanno affermato i funzionari del Met. New York è uno dei centri principali per il traffico di opere antiche e dal 2021 diversi manufatti sono stati presi in custodia dalle autorità per essere restituiti non solo da Met, che ha annunciato che procederà alla ricatalogazione di tutti gli oggetti del museo, ma anche dalle case di ricchi collezionisti privati di Manhattan

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