17/10/2008, 00.00
KYRGYZSTAN
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Il Kyrgyzstan verso una stretta della libertà religiosa

Il parlamento ha approvato in prima lettura una bozza di legge che annuncia nuove restrizioni, soprattutto per le minoranze. Il testo prevede anche il bando delle religioni non riconosciute dal governo e il divieto di proselitismo.

Bishkek (Asianews) - È passata senza discussione in Kyrgyzstan la prima lettura della nuova legge sulla libertà religiosa. La Zhogorku Kenesh, camera unica del parlamento della repubblica dell’Asia centrale, ha discusso il 9 ottobre il testo e ora si attende il passaggio definitivo per la seconda e ultima lettura. La data prevista è il 21 ottobre, ma sono ancora poco chiari i tempi per la conclusione dell’iter legislativo. Poco chiari sono anche i contenuti della nuova normativa.

Come riportato dall’organizzazione norvegese per i diritti umani Forum18, l’agenzia per gli affari religiosi e il parlamento kyrgyso non hanno reso pubblico il testo passato in parlamento. I membri della commissione che ha steso la bozza affermano che non ci sono differenze tra il documento pubblicato sul sito del governo nel maggio di quest’anno e quello discusso in aula. Le minoranze religiose - su tutti protestanti, testimoni di Geova e fedeli Bahá’í - dicono invece che il testo approvato il 9 è ancora più restrittivo di quello ad oggi noto.

Il Kyrgyzstan ha una popolazione di oltre 5milioni di abitanti di cui il 70% sono musulmani sunniti e poco più del 5% cristiani ortodossi. Il restante 25% si divide tra atei e aderenti ad altre denominazioni religiose. Queste minoranze rischiano si essere le più colpite dalla nuova stretta. Per quanto emerso sino ad oggi, la bozza di legge prevede tra l’altro il bando dal Paese delle religioni non riconosciute dal governo, il divieto di proselitismo, l’obbligo di almeno 200 fedeli adulti per accedere alla registrazione di un singola comunità locale. Il testo autorizza inoltre le autorità delle diverse regioni a vietare le attività delle organizzazioni religiose al di fuori dei distretti in cui sono registrate.

Le restrizioni imposte dal governo kyrgyso si allineano con quelle orami prossime all’approvazione nel vicino Kazakhstan. Alla fine di settembre il parlamento della repubblica guidata da Nazarbajev ha approvato una legge analoga a quella oggi in discussione a Biskek. Il testo kazako è stato criticato come troppo restrittivo da diverse organizzazioni per i diritti umani che hanno anche lamentato l’impossibilità di prenderne visione.

In entrambe le repubbliche vivono piccole comunità cattoliche. In Kyrgyzstan esiste una sola chiesa, costruita nel 1969 durante il periodo sovietico dalla minoranza tedesca e ampliata negli anni ‘80. Dal 2006 è stata eretta un’amministrazione apostolica affidata al vescovo gesuita Nikolaus Messmer, alla cui cura sono state affidate le 30 comunità sparse per il Paese composte da circa 30 fedeli ognuna.

Benedetto XVI, ricevendo a inizio ottobre i vescovi dell’Asia centrale in visita ad limina, si era rivolto loro ricordandone il valore di “piccolo gregge” in terra di missione. Riferendosi alle nuove politiche restrittive motivate dalla lotta a terrorismo e fondamentalismo, il Papa aveva allora ricordato che “mai la forza del diritto può trasformarsi essa stessa in iniquità; né può essere limitato il libero esercizio delle religioni”.

 

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