07/09/2024, 08.46
MONDO RUSSO
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Il Khan Putin e la nuova Orda dei russi in Mongolia

di Stefano Caprio

La prima visita di un condottiero russo all'allora capitale Karakorum ebbe luogo nel 1247, quando tutta la Russia e l’intera Asia erano sottomesse al Gran Khan Baty, l’erede di Gengis Khan. Putin ha bisogno di mostrarsi sui palcoscenici internazionali, e Ulan-Bator è una location assai più conveniente della Cina, dove il russo appare inevitabilmente un suddito. Come mostra la travagliata vicenda del gasdotto Forza della Siberia-2.

Il viaggio di Vladimir Putin a Ulan-Bator ha suscitato molte reazioni, per la tracotanza nell’ignorare l’ordine d’arresto del tribunale internazionale, per l’evidente tentativo di forzare la Cina agli accordi commerciali nel settore energetico e per diverse altre ragioni. In realtà, Putin ha voluto mostrare il vero significato di tutta la sua politica di aggressione e sconvolgimento del panorama geopolitico internazionale, nelle radici più profonde del risentimento dei russi contro il mondo intero: non solo per la perdita dell’impero sovietico, ma risalendo fino alla più grande umiliazione della storia millenaria della Russia, per l’invasione e il giogo bisecolare dell’Orda dei tataro-mongoli.

La prima visita di un condottiero russo in Mongolia aveva infatti avuto luogo nel 1247, quando tutta la Russia e l’intera Asia erano sottomesse al Gran Khan Baty, l’erede di Gengis Khan che il principe Aleksandr Nevskij – una delle figure più esaltate da Putin e dal patriarca Kirill – incontrò nella capitale dell’Orda a Karakorum, dove rimase per ben due anni. Qara Qorum in mongolo classico sono le “Montagne Nere”, situate nella parte più occidentale del Paese, e la città era stata fondata poco dopo la morte del “Khan degli Oceani” che aveva riunito i popoli turanici e mongolici conquistando l’impero più vasto di tutta la storia, dal suo terzo figlio e primo successore Ögödei. Rimase capitale dell’impero mongolo per trent’anni fino al 1264, quando Kublai Khan trasferì la sede a Khanbalig, l’odierna Pechino, e venne infine distrutta dai Ming un secolo dopo.

L’importanza di Karakorum a quel tempo era tale che perfino il papa Innocenzo IV aveva inviato da Roma uno dei suoi migliori missionari come ambasciatore, Giovanni da Pian del Carpine, uno dei primi discepoli di san Francesco d’Assisi. Egli descrisse nella Historia Mangolorum la grandezza dell’impero e le devastazioni compiute, soprattutto la totale distruzione di Kiev, la capitale della Rus’, che scomparve dalla storia per quasi quattrocento anni. Il frate conobbe nel regno di Baty anche il principe Aleksandr, che nell’accordo con i mongoli pose le fondamenta dell’ascesa di Mosca, che fiorì sotto di essi grazie ai vantaggi commerciali, che si estendevano anche alla Chiesa ortodossa.

Ora Putin può atterrare trionfalmente all’aeroporto della capitale della Mongolia, e mostrarsi come il vero Khan del nuovo “ordine mondiale”, quello dell’Orda dei russi invasori, a fianco del presidente Ukhnaagiin Khürelsükh nella Yurta, la tenda addobbata come la reggia di Karakorum all’interno del palazzo presidenziale di Ulan-Bator. Il nuovo zar russo è il vero sovrano, e il capo della piccola e pacifica Mongolia moderna appare come un suo suddito devoto: è la grande rivincita di tutta la storia russa.

Putin ha voluto festeggiare per questo l’anniversario di un’altra vittoria simbolica, quella di 85 anni fa delle truppe unite sovietiche e mongole contro l’esercito giapponese durante il conflitto sul fiume Khalkhin-gol, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. È una delle costanti della riscrittura della storia russa che più ricorrono nella mente del Khan del Cremlino, la connessione delle vittorie novecentesche con le guerre più antiche, da Aleksandr Nevskij a Stalin, dalla Rus’ di Kiev all’Unione Sovietica. Certo, contava molto anche lo schiaffo sul volto delle convenzioni internazionali, mostrando l’inconsistenza dell’ordine di arresto del Tribunale dell’Aja a cui la Mongolia era tenuta, e che in precedenza aveva trattenuto Putin dai viaggi in Armenia e in Sudafrica, due alleati assai meno sicuri rispetto ai mongoli.

Oltre a tutto questo, Putin ha scelto un momento particolarmente delicato per il viaggio a Ulan-Bator, proprio durante lo scontro particolarmente acceso con l’Ucraina tra la controffensiva ucraina di Kursk e la contro-controffensiva russa nel Donbass, con innumerevoli vittime da una parte e dall’altra, anche tra la popolazione civile. Inoltre, proprio nei giorni del viaggio in Oriente, che dalla Mongolia è proseguito fino alla capitale russa sul Pacifico di Vladivostok per il Forum economico orientale, si tenevano i giorni del lutto in Ossezia del nord nel Caucaso, per i vent’anni dalla strage dei terroristi (e delle forze speciali russe) nella scuola di Beslan. Putin vi era andato qualche giorno prima, trovandosi di fronte le madri arrabbiate dei 186 bambini massacrati, che ancora pretendono giustizia, dovendosi ritirare con la coda tra le gambe. Nel complesso delle motivazioni, il viaggio intendeva sottolineare la “normalità” della situazione dal punto di vista del Cremlino, come se la conquista dei mille chilometri quadrati della regione di Kursk non avessero inciso sui piani della guerra e della vittoria.

Il ritornello di Putin dall’inizio della guerra è che “tutto procede secondo i piani”, quando è evidente che tutto funziona all’incontrario, e invece di riconquistare Berlino tocca andare nella Yurta della Mongolia, anche se i recenti successi elettorali delle destre neo-naziste in Turingia e Sassonia hanno suscitato a Mosca grandi entusiasmi, soprattutto per la richiesta di togliere le bandiere ucraine dai palazzi tedeschi. Qualunque vittoria fa brodo, da quelle di Nevskij nel 1240 contro gli svedesi e i Cavalieri Teutonici a quella del 1938 contro il Giappone, oggi alleato dei “nazisti occidentali” contro cui la Russia ha scatenato la guerra universale, anche se certo non si può paragonare la presa di Bakhmut e Avdeevka con quella di Könisberg e Vienna. Tanto più che la vittoria di Khalkin-gol fu ottenuta insieme al fedele alleato mongolo, e di veri alleati la Russia attuale non è che ne possa trovare tanti, né in Occidente né in Asia, perfino tra i Paesi ex-sovietici.

Qualche commentatore ritiene che il viaggio di Putin dovesse servire per rialzare le percentuali di consenso tra la popolazione, crollate molto sotto il 70% anche nei sondaggi ufficiali dopo l’iniziativa ucraina a Kursk. Ma l’approvazione popolare in Russia è un fattore ormai molto secondario e facilmente manovrabile, soprattutto dopo la riconsacrazione al trono dello scorso marzo, e le uniche preoccupazioni potrebbero venire da una reale crisi economica, per ora contenuta grazie ai proventi della stessa guerra. C’è ovviamente anche un aspetto propagandistico del “ritorno a Karakorum”, ma è più per l’estero che per l’interno, soprattutto grazie alla condiscendenza di Ulan-Bator nell’ignorare l’ordine di arresto.

Putin ha comunque bisogno di mostrarsi sui palcoscenici internazionali, e la Mongolia è una location assai più conveniente della Cina, dove il russo appare inevitabilmente un suddito della grande potenza orientale, e perfino degli Stati centrasiatici, che stanno approfittando della guerra in Ucraina per trovare una propria grandezza indipendente da Mosca, al di là dei sorrisi e degli accordi di circostanza. E comunque la visita a Ulan-Bator serviva proprio per spingere i cinesi ad essere più disponibili per il progetto del gasdotto “Forza della Siberia-2”, un elemento cruciale della “svolta economica verso Oriente” che a Pechino guardano con una certa sufficienza, avendo molte alternative nel settore energetico. I mongoli avevano bloccato il piano, che prevede un passaggio sul loro territorio, e Putin si è svuotato le tasche nel colloquio con Khürelsükh offrendo di tutto, pur di riprendere la progettazione di questa opera cruciale per il futuro della Russia, che vende petrolio e gas a chiunque e a qualsiasi prezzo, pur di mantenere il controllo su un’economia impazzita.

Ovviamente la Mongolia è stata invitata al Summit dei Paesi Brics, che si terrà a Kazan nel Tatarstan dal 22 al 24 ottobre e dovrà celebrare il ruolo della Russia nel nuovo ordine mondiale “multipolare”, la variante contemporanea dell’impero di Putin-Khan. Il Brics è l’anti-Occidente, su cui si cerca di imbarcare qualunque partner, facendolo diventare più un “Bricolage” di Paesi in cerca di identità e di occasioni da sfruttare, che una vera potenza della nuova geopolitica mondiale. La “Forza della Siberia” si trasforma nella parte mongola in un titolo ancora più altisonante, il Sojuz Vostok, “Unione dell’Oriente” lungo mille chilometri per unire Mosca e Pechino, mettendo sullo stesso piano le due potenze della nuova Orda mondiale, almeno nelle intenzioni dei russi. Dopo la Mongolia, Putin è intervenuto a Vladivostok per spiegare a tutti quanto sia importante investire sullo sviluppo dell’Oriente russo per contrastare le pretese di dominio dell’Occidente, che “non permette all’Ucraina di aprire le trattative con la Russia” e indicando come possibili mediatori proprio i Paesi Brics, India e Brasile, al massimo anche la Turchia, che pure ha accettato di partecipare al summit di Kazan.

L’unica preoccupazione espressa da Putin al convegno di Vladivostok ha riguardato la demografia, promettendo di rendere la natalità multipla una “nuova moda” tra le giovani generazioni russe. A questo fine si rifanno i programmi scolastici del nuovo anno appena iniziato, cercando di convincere anche i minorenni a darsi da fare in questo senso fin dai banchi della scuola, ritenendo la gravidanza il vero “valore tradizionale” a cui poi aggregare in qualche modo quello della famiglia, qualunque essa sia. Non è forse casuale che solo ora si diffondano le voci sui due figli “segreti” di Putin avuti dalla moglie “non ufficiale” Alina Kabaeva di 6 e 9 anni, Ivan e Vladimir, per dare il buon esempio al di là delle esigenze di sicurezza e dell’ufficialità più o meno “tradizionale” dei legami affettivi. I russi per ora non sembrano molto convinti di seguire questo modello, attendendo piuttosto la fine del “giogo putiniano”, entro un paio di secoli.

 

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