Il Guangdong pronto ad aprire alle Ong: un altro passo avanti per Wang Yang
Guangzhou (AsiaNews) - Il governo provinciale della ricca provincia meridionale del Guangdong ha introdotto in una bozza di legge un meccanismo per appaltare alcuni servizi sociali alle Organizzazioni non governative (Ong). La riforma mira a cambiare la gestione sociale: fra i servizi esterni sono inclusi l'assistenza legale, la ricerca in campo politico, l'istruzione, il welfare e il problema abitativo. Si tratta di un passo in avanti molto significativo nell'ambito dell'apertura sociale della vita comunitaria della provincia.
Il segretario comunista della provincia, Wang Yang, è fra i sostenitori di questo cambiamento. Considerato un riformista, in opposizione a figure conservatrici come l'ex leader di Chongqing Bo Xilai, Wang ha gestito in maniera democratica diverse crisi sociali che potevano scatenare sanguinose rivolte di massa. Il caso di Wukan - il villaggio che si è ribellato ai propri leader corrotti e che, dopo mesi di proteste, ha ottenuto il sostegno governativo - è stato letto come una vittoria personale proprio del segretario. Che ora sembra stia cercando di aprire ancora di più la società.
Esperti e funzionari delle Ong sostengono che il nuovo meccanismo potrà aiutare a dare più peso alle Organizzazioni, ma avvertono anche che il sistema di finanziamento delle stesse potrebbe essere manipolato per rafforzare il controllo su alcuni gruppi particolari. Le Ong religiose, ad esempio, hanno subito nel corso dello scorso anno dei controlli sistematici molto più rigorosi rispetto a quelle meno "pericolose" dal punto di vista del governo centrale.
Da anni docenti, intellettuali e operatori sociali (sia cinesi che internazionali) chiedono a Pechino la liberalizzazione del sistema che, al momento, è invece molto complicato e restrittivo. Le Ong, sostengono questi, hanno un ruolo fondamentale nella vita e nella costruzione della società. Il governo comunista, tuttavia, teme tutto ciò che non è sotto il suo diretto controllo. Per questo, l'esecutivo ha imposto la figura del "patrono", un funzionario amministrativo che funge da garante e che di fatto controlla l'operato delle Organizzazioni.
Ma Hua del Centro sulla Filantropia dell'Università Sun Yat-sen ritiene Wang un leader "dalla mente aperta" e sottolinea che la riforma delle Ong è soltanto una parte di un movimento di apertura più ampio: "È solo una delle innovazioni del governo del Guangdong. Mostra la loro volontà di ascoltare il pubblico, ma dobbiamo aspettare e vedere in che modo questa riforma opererà sul campo".
Secondo Willy Wo-lap Lam, uno dei maggiori conoscitori della Cina contemporanea, Wang "ha puntato l'enfasi sulla partecipazione delle masse al processo politico. Il segretario ha chiesto ai suoi funzionari di salvaguardare l'iniziativa e la creatività delle masse. Inoltre ha sottolineato che all'inizio di un processo riformista gli ostacoli derivano dalle differenze ideologiche, mentre ora il nemico da battere è la configurazione degli interessi dei gruppi al vertice del potere".
Il professore Chan Kin-man, che dirige il Centro per gli Studi sulla società civile dell'Università cinese, sostiene che il nuovo regolamento è "significativo, perché incoraggia la partecipazione popolare e permette ai fondi governativi di tornare alla base da dove provengono". Tuttavia, l'accademico sostiene che il cambiamento non sarà veloce: "Anche in una provincia relativamente aperta come il Guangdong ci saranno cose, come i sondaggi politici, che rimarranno segreti".
Altri ambiti rimangono sotto la censura governativa. Zhang Zhiru, capo del Servizio dispute sul lavoro di Shenzhen, applaude il nuovo regolamento ma avverte: "Non tutte le Ong saranno trattate allo stesso modo. Il governo locale, ad esempio, non vuole farci lavorare perché ci ritengono dei creatori di problemi. Noi presentiamo petizioni per i diritti del lavoro e rappresentiamo i lavoratori nei tribunali quando si presenta una causa: per questo usano diverse tattiche, come le minacce ai nostri clienti, per rallentarci".
Cai Chongguo, uno dei dirigenti del China Labour Bulletin - il primo sindacato libero della Cina, fondato durante i moti di piazza Tiananmen con sede a Hong Kong - racconta però ad AsiaNews che "al di là delle leggi in vigore o allo studio, la situazione sembra cambiare. Mentre prima eravamo visti come dei nemici, ora veniamo chiamati sempre più spesso dal governo del Guangdong per dirimere questioni sindacali. Hanno capito che la soluzione di compromesso, e non la repressione, è quella più sicura per lo sviluppo dell'economia e della società".