Il Giappone del "miracolo" economico vuole rafforzare l'esercito
Proposto un emendamento costituzionale che "per assicurare la pace e l'indipendenza della nazione" consente al governo di "mantenere forze armate di autodifesa sotto il supremo comando del primo ministro"
Tokyo (AsiaNews) - Il 22 novembre si è tenuto un congresso straordinario del partito liberal democratico (LDP: Liberal Democratic Party) per celebrare il 50mo anniversario della sua fondazione. Il LDP è sorto nel 1955 dalla fusione di due partiti conservatori. Da allora, con un'interruzione di soli alcuni mesi, ha sempre tenuto le redini del governo.
I discorsi, poco celebrativi e molto programmatici, sono stati pronunciati dal primo ministro Junichiro Koizumi e dal presidente della commissione per la riforma della costituzione Yoshiro Mori.
Il primo ministro, che è anche presidente del partito, si è impegnato solennemente a porre la nazione sulla via delle riforme per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente. "Nella storia moderna del Giappone - ha detto - ci sono state due grandi riforme che si possono chiamare 'miracoli': la prima è la restaurazione Meiji (nome dell'imperatore dell'epoca) del 1867-68; l'altra è quella economica realizzata 60 anni fa dopo la seconda guerra mondiale".
"Nel 50mo anniversario della sua fondazione ha aggiunto - il nostro partito ha ottenuto un grande sostegno da parte dei cittadini. Il popolo, prendendo atto dei risultati ottenuti in questi decenni, si è espresso in favore delle riforme".
Il messaggio è chiaro: Koizumi accenna al passato per guardare al futuro. La terza riforma è già in atto e l'ha iniziata lui. Per modestia, forse, si è astenuto dal definirla "miracolo", ma l'aggettivo gli era sfuggito dalla bocca due mesi fa in riferimento alla schiacciante vittoria che l'LDP ha ottenuto nelle elezioni generale dell '11 settembre di quest'anno.
Se i primi due 'miracoli', ha osservato, non sono avvenuti senza il sacrificio di molte "vite sacre", la terza riforma deve progredire in un "modo pacifico".
Ma il tema della pace è stato oscurato dal secondo discorso, che non era parallelo ma volutamente complementare al primo . L'ex primo ministro Mori ha presentato la bozza di una nuova costituzione . "Per i giapponesi - ha esordito - è venuto il tempo di creare loro stessi la propria costituzione. Si dice che l'attuale sia stata compilata (dalle forze di occupazione americane) in soli nove giorni; il partito liberal democratico ha impiegato 50 anni per preparare il nuovo testo".
Cinquant'anni spesi non tanto per studiare il problema quanto per prendere decisioni concrete miranti a vanificare lo spirito, se non il testo, dell'articolo 9 che dai pacifisti è ritenuto il piú importante di tutto lo statuto costituzionale.
Nel testo vigente si legge: "Il Giappone rinuncia per sempre al diritto di risolvere problemi internazionali con la guerra. Per questo non manterrà mai forze armate di terra, mare e cielo come pure altro potenziale bellico". Nella bozza per la nuova costituzione, invece, si legge: "Per assicurare la pace e l'indipendenza della nazione, (il Giappone) mantiene forze armate di autodifesa sotto il supremo comando del primo ministro". In sostanza si dice l'opposto.
Eppure gli analisti concordano nel affermare che il testo proposto, in sostanza, non dice niente di nuovo. Solo elimina ambiguità terminologiche, chiamando la realtà con il proprio nome.
Di fatto "il corpo di autodifesa" costituisce già un esercito vero e proprio di 240.000 truppe, tutte con formazione specializzata e dotate di armi ultimo modello. Per sostenerlo il governo gli riserva un bilancio annuale di 44 miliardi di dollari. Fino a non molti anni fa truppe e mezzi armati giapponesi non potevano oltrepassare i confini della nazione.
Attualmente nell'Irak meridionale stanziano 600 truppe giapponesi. Certamente grazie al dettame costituzionale non hanno sparato un colpo nè sono autorizzate a farlo se non per stretta autodifesa. Sono impiegate solo per lavori di ricostruzione. Ma chi assicura che l'escalation militare nipponica si fermi qui?
Per emendare la costituzione occorrono 2/3 dei voti della Dieta e il consenso dei cittadini espresso mediante un referendum. Il quorum elettorale non è difficile da ottenere perche' anche nel maggior partito d'opposizione, il partito democratico del Giappone, c'è una forte corrente riformista. Inoltre da un recente sondaggio risulta che la maggior parte dei cittadini è favorevole a sostituire la vecchia costituzione con una nuova..
Le reazioni negative delle nazioni dell'Asia sono facilmente immaginabili. Gia' prima del congresso commemorativo dell'LDP gli analisti cinesi descrivevano il "nuovo" Giappone come "una nazione che sta diventando sempre piu' conservatrice, oppressiva e militarista".
30/11/2022 10:01
20/09/2006