Il Cairo, poche migliaia nel Giorno dell'ira. Decine di morti negli scontri con l'esercito
Il Cairo (AsiaNews) - Migliaia di islamisti egiziani hanno sfidato oggi lo stato di emergenza e hanno cercato di raggiungere piazza Ramses, dopo l'appello lanciato per un "Giorno dell'ira". Vi sono stati scontri e colpi sparati dai due fronti. Finora si calcola che fra dimostranti e poliziotti diverse decine di persone sono state uccise: almeno 10 al Cairo, otto a Damietta, quattro ad Ismailia. L'esercito egiziano ha ricevuto l'ordine di sparare se venivano attaccate sedi del governo o edifici pubblici. Tutte le uccisioni sono avvenute quando i dimostranti hanno cercato di attaccare alcune stazioni di polizia.
Nella capitale le manifestazioni hanno raccolto alcune migliaia, in Alessandria vi erano 10mila dimostranti. Gli osservatori fanno notare che il numero molto ridotto rispetto alle manifestazioni dei giorni precedenti mostra che i Fratelli musulmani (Fm) sono divisi sull'uso della violenza e sul da farsi. Fra di loro vi sono gruppi che vorrebbero dialogare con il nuovo governo; altri che rifiutano lo scontro e una parte che invece vuole manifestazioni e scontri finchè il deposto presidente Mohamed Morsi non venga re-installato.
Fino al tardo pomeriggio non vi sono stati attacchi contro chiese o case di cristiani, come è invece avvenuto nei giorni scorsi. I Tamarod, il movimento che ha portato alla caduta di Morsi, aveva invitato i suoi membri a scendere nelle strade per difendere le sedi del governo, le chiese e i conventi.
La comunità internazionale sembra confusa. La Francia ha chiesto un dialogo con la Gran Bretagna e la Germania per trovare una pista comune, condannando la violenza in generale. Ieri il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha chiesto alle parti di usare la "massima moderazione".
Il presidente Usa Barack Obama ha condannato la violenza dei militari nei giorni scorsi e ha cancellato esercitazioni militari congiunte Usa-Egitto. Ma per ora non ha cancellato gli aiuti annuali che Washington versa all'esercito egiziano.
"Obama mi sembra non capire la situazione", afferma p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana. "Nel suo intervento non ha nemmeno accennato a tutte le chiese e gli edifici cristiani bruciati dai Fm. Bisogna dirlo con chiarezza: i Fm sono terroristi, legati come sono a gruppi di al Qaeda e salafiti. La storia dei Fm, fin dalla fondazione, è fatta di 85 anni di sangue".
"I Fm - continua p. Greiche - comunicano con un doppio registro: ai media occidentali parlano di democrazia e di colpo di Stato; a quelli arabi parlano del loro programma di costruire uno Stato basato sulla religione islamica, sulla sharia, un califfato che inglobi anche altre nazioni arabe. O Obama non capisce quanto sta succedendo, o è complice di questo progetto".
"Qui in Egitto non ci sono due gruppi che combattono fra loro. Al contrario, da una parte vi è tutta la popolazione, con musulmani, cristiani e altri e dall'altra vi è un piccolo gruppo di terroristi che usano la religione per il loro dominio".