Il Bhutan pronto a negoziare il rimpatrio dei 50mila profughi dal Nepal
Secondo i rifugiati, le aperture del governo di Timphu sono solo un’operazione di facciata per raccogliere il favore della comunità internazionale. "La verità è che le autorità bhutanesi non vogliono il nostro rimpatrio – afferma Tek Nath Rijal, leader dei rifugiati e attivista per i diritti umani – da solo il Nepal non è in grado fare pressioni sul governo. Il sostegno internazionale e il coinvolgimento dell'India sono la chiave per risolvere il problema ".
Il dramma dei profughi bhutanesi di etnia nepali si svolge fra il 1977 e il 1991, durante la campagna di nazionalizzazione portata avanti da re Jigme Singye Wangchuck per costruire uno Stato buddista privo di influenze esterne. In questi anni il re espelle oltre 80mila persone e fa incarcerare e torturare coloro che tentano di rimpatriare.
Nonostante l’apertura democratica avvenuta nel 2006, il Bhutan ha abbandonato per ben 15 volte il tavolo dei negoziati con il Nepal, denunciando la presenza di terroristi fra i rifugiati e rimandando al mittente appelli e lettere aperte di attivisti e associazioni per i diritti umani. Per evitare una catastrofe umanitaria la comunità internazionale hanno accolto fra il 2009 e il 2010 oltre 30mila profughi.