Il 4 dicembre il Kazakistan vota un nuovo presidente
Nonostante alcuni "residui" della ex-dittatura sovietica, il Kazakistan si propone in Asia Centrale come modello di democrazia e di libertà religiosa.
Astana (AsiaNews/Agenzie) Le elezioni presidenziali del 4 dicembre sono viste da molti come un'ulteriore dimostrazione del cammino del paese verso una migliore democrazia e modernità. E con ogni probabilità sarà rieletto il presidente attuale, Nursultan Nazarbayev.
A differenza degli altri paesi dell'Asia centrale, il Kazakistan non ha presidenti repressivi e un'economia che va a rilento. L'economia kazaka cresce del 9% all'anno e il Paese è ormai uno dei maggiori esportatori di gas e petrolio. Dal Kazakistan parte anche il nuovo oleodotto diretto in Cina. Georgia, Ucraina, Uzbekistan e Kirghizistan sono ancora nel torpore post-sovietico: elite corrotte, divario fra ricchi e poveri e sistemi elettorali mal funzionanti che causano a ogni elezione forti proteste della popolazione.
Ad ogni modo gli standard internazionali di giustizia non sono mai stati raggiunti in Kazakistan. Oppositori e osservatori internazionali hanno definito "truccate" le elezioni parlamentari dell'anno scorso. E nessuno dimentica che il potere è ben saldo nelle mani della famiglia di Nazerbayev da ben 14 anni, con moglie e figli in ruoli strategici.
Alcuni esperti prevedono comunque proteste popolari per le prossime elezioni. Sui risultati pesano due elementi: da una parte tutti i media sono nelle mani del governo, che sostiene il partito dell'attuale presidente, molto noto e stimato; dall'altra l'opposizione non è molto conosciuta. Per le prossime elezioni sono 5 i candidati che lottano per la presidenza.
Il principale rivale di Nazarbayev è Zharmakhan Tuyakbai. In proposito, Dosym Satpayev, un analista della situazione, dice che l'opposizione "non ha leader carismatici. Poi ha un accesso limitato ai media e ha meno soldi del presidente il quale invece può contare sulla burocrazia statale che sostiene la sua campagna".
Il Kazakistan si discosta dagli altri paesi dell'Asia centrale anche per una maggiore libertà religiosa e per una lotta decisa contro il fondamentalismo islamico. Tutti ricordano il grande impatto avuto da Giovanni Paolo II in visita al paese, poche settimane dopo l'attacco alle Torri Gemelle di New York.
Murat Telibekov direttore del comitato musulmano per i diritti umani in Asia Centrale afferma: "Non è possibile una vera libertà senza tenere presente la libertà religiosa: la religione fornisce le linee guida sui valori che formano politica, cultura e tradizioni di una nazione".
03/12/2021 08:54
06/01/2022 09:04