Identificato uno dei terroristi della strage al mercato di Poso
La persona sospettata si chiama Mulyana. Polemica sulla task force creata dal governo per risolvere il problema delle violenze nelle Sulawesi Centrali. "Schegge impazzite" dell'esercito accusate di coinvolgimento negli scontri interreligiosi.
Jakarta (AsiaNews) - La polizia ha identificato uno dei possibili esecutori dell'attentato in un mercato che la scorsa settimana ha provocato 8 morti e 50 feriti. La persona sospettata si chiama Mulyana, ed è in possesso di una carta di identità di Palu, ma non è residente nella città. La polizia è sulle tracce anche di un altro uomo, responsabile dell'attacco.
L'ispettore generale Paul Purwoko ha dichiarato che la polizia ha costruito l'identikit grazie alla collaborazione di almeno 59 testimoni oculari. Purwoko non ha però chiarito ulteriori dettagli né circa i 2 sospettati né sulle ragioni che hanno portato all'attentato nel mercato frequentato da cristiani. Per risolvere il problema delle violenze, il governo indonesiano ha formato un "Comando per le operazioni di sicurezza nelle Sulawesi Centrali" agli ordini di Purvoko. Questa speciale task force condurrà operazioni di intelligence e sicurezza a Palu e Poso, con un mandato rinnovabile di tre mesi. A breve giungeranno nelle Sulawesi 1100 poliziotti, che si aggiungeranno ai già presenti 5 mila forze di sicurezza, compresi 2 mila soldati.
La scelta è stata accolta con scetticismo da molti politici, leader religiosi e civili. Esponenti di spicco, fra cui l'influente musulmano (ex presidente) Gus Dur, ritengono che la nuova task force sarà inutile senza un intervento diretto del presidente Susilo Bambang Yudhoyono per garantire l'indipendenza della commissione che deve far luce sui veri responsabili del conflitto.
Attivisti , leader religiosi e abitanti della zona denunciano da tempo le mancanze delle autorità politiche e poliziesche a condurre profonde indagini sui fatti delle Sulawesi Centrali. Si sospetta che la mancanza di risultati serve a coprire responsabilità dell'esercito nel conflitto. Alcune "schegge impazzite", agendo di propria iniziativa, hanno soffiato sul fuoco sopito delle violenze interreligiose di quegli anni. Uno dei tre cattolici condannati a morte per quegli scontri ha di recente fatto il nome di 16 persone responsabili, ma la polizia non ne ha ancora resi pubblici i nomi.
In un'intervista pubblicata sul quotidiano indonesiano, Jakarta Post, Muspani, membro del Consiglio di rappresentanti regionali delle Sulawesi Centrali, è convinto del contributo di alcuni militari nel provocare il conflitto. Muspani, anche a capo di un gruppo per raccogliere prove dirette su quei fatti, ribadisce che le ultime violenze nelle Sulawesi non hanno nulla a che fare con l'odio religioso.
"Il presidente - continua deve valutare attentamente la trasparenza di esercito, polizia e intelligence". Muspani spiega che nella zona "sembra che certo personale della sicurezza stia portando a termine una missione". Circolano voci che un gruppo del gen. Wiranto, ex comandante dell'esercito indonesiano (Tni) stia giocando un ruolo importante nei disordini. "Perché - si chiede Muspani - l'attuale comandante del Tni generale Sutarto - conosciuto come un fedele di Wiranto -non ha fatto nulla per aiutare la polizia ad identificare i nomi di chi è dietro le violenze?".
Tra le Organizzazioni non governative che hanno espresso la loro preoccupazione ci sono l'Associazione indonesiana per l'assistenza legale (Aial) e l'Associazione per i diritti umani (Adu). Henry Simarmata, attivista dell'Adu, ha dichiarato che i processi devono essere fatti da procuratori e giudici civili. "Il governo ha dato grandi poteri al Comando per la sicurezza nelle Sulawesi Centrali ha detto - ma il comando non ha l'autorità di processare i sospetti".
Widoto Adi Sutjioto, ministro della sicurezza e degli affari legali e politici, ha dichiarato il 5 gennaio in una conferenza stampa a Jakarta che la situazione a Poso e Palu è complessa e "non è possibile risolvere il problema con l'utilizzo delle strutture ordinarie". "Speriamo che il Comando per la sicurezza nelle Sulawesi Centrali continua - riuscirà a risolvere i casi di violenza in questa area". Widoto ha rilasciato queste dichiarazioni dopo un incontro speciale con il generale Endriartono Sutarto, capo della polizia, il generale Syamsir Siregar, capo dell'intelligence e il generale Mohamad Maruf, ministro dell'interno.