21/10/2009, 00.00
RUSSIA - CECENIA-UE
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I “centri di cultura” cecena in Europa, una maschera del fondamentalismo e della dittatura

Esecuzioni sommarie di attivisti ceceni per i diritti umani, o di oppositori del regime di Kadyrov spingono i profughi a mettere in guardia i governi europei. Il presidente ceceno esalta la sharia, il velo per le donne e frena la vendita di alcol.

Mosca (AsiaNews) - I rifugiati ceceni in Europa lanciano un allarme ai governi occidentali: i cosiddetti “centri di cultura cecena”, che il governo di Grozny vuole aprire nel Vecchio Continente, sono solo uno strumento del regime per soffocare il dissenso all’estero. Esperti, inoltre, sottolineano il rischio che questa sorta di ambasciate possano pure diventare luogo per la propaganda di un islam radicale, di cui lo stesso presidente filorusso Ramzan Kadyrov è già portavoce in patria.

Tutto avviene con il placet di Mosca, solo fino a pochi anni fa intenzionata invece ad estirpare ogni forma di islamismo in Cecenia, perché ritenuto vicino alla rete qaedista del terrore.

A parlare per primi sono gli emigrati ceceni in Danimarca. In una lettera indirizzata al governo e al parlamento di Copenaghen, essi mettono in guardia da quelle che chiamano le “ambasciate del sanguinario regime di Grozny”. Per il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, i centri di cultura serviranno a “informare” gli emigrati sulla situazione nel loro Paese e a facilitare il rimpatrio di chi vuole tornare a casa. Ma i profughi non si fidano: “Considerando il terrore quotidiano inflitto ai membri della resistenza in Cecenia, ai loro familiari, agli attivisti per i diritti umani, come anche i recenti omicidi di ceceni in Austria, Turchia e Dubai, saremmo molto preoccupati per la nostra stessa sicurezza se i rappresentanti di Kadyrov mettessero piede in Danimarca”. “Nessuna promessa di piaceri paradisiaci nella Cecenia di Kadyrov - conclude la lettera – ci convincerà a tornare laddove si calpestano i più basilari diritti umani”.

“Ambasciate” cecene dovrebbero sorgere non solo in Danimarca, ma anche in Austria, Belgio, Francia, Germania e Polonia. Tutte nazioni con una consistente immigrazione dalla repubblica autonoma della Federazione russa. Secondo le cifre del Ministero ceceno dell’informazione, sono oltre 100mila i ceceni che vivono in Europa. In totale, quelli emigrati oltre il confine russo sono 209mila.

Ma un altro aspetto dell’iniziativa di Kadyrov mette in allerta gli esperti. I nuovi “centri di cultura” potrebbero essere anche luogo di propaganda in seno all’Ue di un certo fondamentalismo islamico a cui lo stesso presidente inneggia in patria. Al di là delle cellule terroristiche che operano nella zona, la Cecenia “pacificata” vive, da due anni a questa parte, un rinascente islamismo che sta portando all’imposizione dei principi della sharia in molti aspetti della vita quotidiana. Da febbraio, la vendita di bevande con tasso alcolico superiore ai 15° è autorizzata soltanto due ore al giorno, tra le 8 e le 10 di mattina. Le donne che lavorano negli uffici pubblici devono portare il velo. È proibita la vendita di vestiti da sposa “scollati, all'europea”. Il presidente inneggia alla poligamia, giustifica i delitti d’onore e garantisce che il ritorno ai precetti dell’islam è un modo per contrastare i missionari del fondamentalismo wahabita.

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