I vescovo di Jaffna al governo: rifugiati stremati, serve un corridoio umanitario
di Melani Manel Perera
Sacerdoti e leader religiosi scrivono a Ban Ki Moon chiedendogli di premere su Colombo e le Tigri tamil perché riaprano i colloqui di pace. Emergenza umanitaria nell’area di Mullaitivu. Gli sfollati trovano rifugio nelle chiese e nei luoghi di culto.
Colombo (AsiaNews) - Un corridoio umanitario per permettere alla popolazione di trovare rifugio in zone sicure. È quanto chiede il vescovo di Jaffna al governo di Colombo, all’Onu e alla Croce rossa internazionale (Icrc). Mons. Thomas Saundaranayagam ha rivolto il suo appello alle istituzioni del Paese affinché le popolazioni possano abbandonare l’area nei pressi di Mullaitivu, città all’interno del distretto di Vanni in cui si stanno concentrando gli scontri tra le forze governative e i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte).
Al presidente srilankese Mahinda Rajapaksa e al comandante in capo delle forze governative, il vescovo di Jaffna ha inviato la richiesta di fermare le operazioni dell’artiglieria ed i bombardamenti aerei sugli insediamenti civili di Vanni.
In una seconda lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, sacerdoti cattolici e leader di altre religioni chiedono di fare pressioni affinché le parti in conflitto diano vita ai negoziati di pace, e si compiano “passi immediati per fermare il conflitto insensato e porre fine alle indicibili sofferenze dei civili innocenti”. La lettera, datata 13 gennaio, afferma che ”negli attacchi indiscriminati bambini ancora nel seno delle loro madri, neonati, piccoli, donne e uomini, giovani e anziani, vengono uccisi e feriti ogni giorno. Anche scuole, ospedali, luoghi di culto, abitazioni civili, la cui sicurezza e salvaguardia è garantita dalla Convenzione di Ginevra, non sono risparmiate da questa guerra aggressiva”.
Il presule della principale città del nord dello Sri Lanka auspica che la A34 e la A35, le due strade che collegano Mullaitivu a Mankulam e Paranthan, possano diventare vie di fuga per i civili con l’assistenza della Icrc e dell’Onu. Secondo mons. Saundaranayagam ci sono zone come l’Elephant Pass e la stessa città di Paranthan in cui la popolazione potrebbe trovare rifugio. Il Governo ha affermato che il ripristino della sicurezza a Mullaitivu è la condizione necessaria per la creazione di zone nell’area in cui i civili possano trovare riparo.
“La popolazione innocente sfollata non sa dove trovare rifugio”, scrive il vescovo nella lettera inviata per conoscenza anche al premier, al ministro della difesa e agli ambasciatori dei Paesi stranieri accreditati a Colombo. In essa mons. Saundaranayagam afferma che: “Si trovano in una situazione terribile. Li abbiamo invitati a raccogliersi nella chiese e nei templi. Anche i sacerdoti sono con loro. Chiese e templi sono tradizionalmente luoghi di rifugio nei momenti di pericolo nel nostro Paese”. La mancanza di cibo, cure mediche e assistenza ha generato una situazione di crisi umanitaria nella zona. “L’apertura di passaggi sicuri – afferma il vescovo di Jaffna – è di suprema importanza in questa situazione”.
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