I vescovi maroniti: Khaddam è una prova della politica sbagliata della Siria in Libano
In un comunicato, i presuli lo definiscono un testimone oculare. Vanno garantiti i rapporti tra Siria e Libano. Appello per il dialogo tra i libanesi e critica alla decisione degli sciiti di congelare la loro partecipazione al governo.
Beirut (AsiaNews) "Le dichiarazioni dell'ex-vice presidente siriano Khaddam sono una prova della politica sbagliata esercitata dalla Siria in Libano durante questi ultimi trent'anni": sono parole del comunicato mensile dei vescovi maroniti, riuniti ieri a Bkerke, sotto la presidenza del patriarca, il cardinale Nassrallah Sfeir.
Nel documento, i vescovi ribadiscono il loro appoggio al lavoro compiuto dalla Commissione dell'ONU sull'assassinio di Hariri e valutano quanto detto dall'ex-vice presidente siriano "dichiarazioni di un testimone oculare della stessa stoffa dei governanti", aggiungendo che "bisognerebbe tenere in considerazione il suo ruolo durante gli anni dell'occupazione siriana del Libano". Il comunicato sottolinea poi la necessità di garantire i migliori rapporti tra il Libano e la Siria, con il rispetto reciproco dovuto alla sovranità e alla libertà di ogni Paese".
Sul piano interno, riaffermando la loro posizione a favore del dialogo inter-libanese, i vescovi maroniti contestano il congelamento della partecipazione al governo dei 5 ministri sciiti del partito di Dio di Hassan Nassrallah e del movimento Amal del presidente della Camera dei deputati, Nabih Berri. Si tratta, a loro avviso, di un "atteggiamento anticostituzionale", preso dopo la richiesta del governo di Fouad Siniora di formare un tribunale internazionale incaricato nelle indagini su tutti gli atti terroristici compiuti in Libano dall'inizio di ottobre del 2004, con l'attentato contro il ministro druso, Marwan Hamade, fino all'ultimo, costato la vita a Gebran Tueini, deputato e direttore del giornale Al Nahar.
I vescovi maroniti hanno infine rivolto un appello a tutti i libanesi, perché favoriscano iniziative di solidarietà nella situazione di crisi economica che travolge il Paese, con l'aumento del numero dei disoccupati. E' necessario, sostengono, dar vita a una nuova politica sociale, capace di far uscire il Paese da questa crisi, e, nella speranza di un cambiamento positivo nel nuovo anno, assicurano l'appoggio della Chiesa a ogni iniziativa che favorisce la pace e la concordia fra tutti.