04/11/2011, 00.00
INDIA
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I vescovi del Karnataka chiedono al chief minister giustizia per i cristiani arrestati

di Nirmala Carvalho
Una delegazione guidata dall’arcivescovo di Bangalore ha reiterato al Primo ministro dello Stato la richiesta di chiudere i casi di 150 giovani cristiani sotto inchiesta. In Karnataka continua la persecuzione, con la complicità della polizia. 37 casi di aggressione registrati dall’inizio dell’anno.
Bangalore (AsiaNews) – Il 28 ottobre una delegazione di vescovi del Karnataka, guidati dall’arcivescovo di Bangalore, Bernard Moras, e dal vescovo di Mangalore Aloysius Paul D’Souza hanno incontrato il Primo ministro Sadananda Gowda per chiedergli di chiudere i dossier di accusa aperti contro i giovani cristiani. L’arcivescovo Moras, e il presidente del Forum dei cristiani uniti del Karnataka hanno chiesto che vengano chiusi quei casi, perché 150 giovani innocenti sono sottoposti a investigazioni e limitazione della loro libertà personale.

L’arcivescovo Moras ha ricordato che il ministro degli Interni Ashok, dopo essersi consultato con l’allora Primo ministro Yeddyurappa, ha promesso che ci sarebbe stata un’azione entro 45 giorni, ma non è accaduto ancora nulla. Ha chiesto al Primo ministro di mettere in agenda il problema alla prossima riunione del governo dello Stato. Il Primo ministro aveva già promesso all’arcivescovo Moras e al vescovo di Mangalore che avrebbe chiuso i dossier contro i giovani prima possibile. Sadananda Gowda ha detto di comprendere l’ansia della comunità cristiana, ma che il ritiro delle denunce richiede tempo perché i verbali di polizia devono essere verificati dal procuratore e il governo deve prendere la decisione finale in merito.

Il 10 ottobre scorso un gruppo affiliato al Global Council of Indian Christians, il Bharath Christian Okkutta (associazione cristiana indiana) ha incontrato il governatore del Karnataka, HR Bhardwaj, chiedendo il suo intervento per controllare i legami fra politici, polizia e funzionari governativi nella persecuzione contro i pastori evangelici e i loro fedeli nello Stato. “Dopo attacchi aperti e forsennati contro di noi in tutto lo Stato negli ultimi tre anni e più, ora gli stessi fanatici usano sistemi più sottili e astuti per sottomettere i cristiani, con false accuse di conversioni forzate degli indù al cristianesimo”, hanno detto al governatore i membri della delegazione. Secondo l’associazione, la polizia è complice dei fanatici, “selezionando gli obiettivi cristiani e le loro congregazioni in alcune zone dello Stato”.

Il memorandum evidenzia gli attacchi alle chiese domestiche e afferma che spesso la polizia lavora d’accordo con gli estremisti del Sangh Parivar. “Talvolta è la polizia stessa, senza motivo, a fare irruzione e disturbare le celebrazioni, attaccando i partecipanti, arrestando i pastori e tenendoli in prigione per ore, e accusandoli sotto vari pretesti”.

Sajan K George, president del Gcic, ha dichiarato ad Asianews che è deplorevole che a dispetto di numeorsi incontri con il Primo ministro il clima di terrorismo contro le comunità cristiane continui, mentre la giustizia per le vittime dell’ondata di violenza contro la comunità cristiana è lenta e inefficace. Il Gcic riporta 37 attacchi contro i cristiani in Karnataka dal gennaio di quest’anno.
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