I tibetani decidono il loro futuro
Dharamsala (AsiaNews) – Si svolge da ieri al 22 novembre a Dharamsala (India), l’incontro tra i leader dei tibetani in esilio, per discutere la futura politica verso Pechino, dopo che lo stesso Dalai Lama si è detto “scoraggiato” per la mancanza di esiti nei colloqui con i rappresentanti del governo cinese.
Si confrontano la “linea di mezzo” sempre sostenuta dal Dalai Lama che chiede a Pechino una maggiore autonomia (con l’elezione diretta del proprio governo regionale e adeguata tutela di cultura, tradizioni e ambiente naturale) e quella più dura che chiede la piena indipendenza del Paese. Il governo tibetano in esilio ha comunque chiarito che eventuali decisioni non competono a questo consesso ma “all’intero popolo tibetano, secondo il metodo democratico”.
Esperti commentano che l’incontro serve anzitutto a persuadere la Cina a fare concessioni alle richieste dei moderati, per evitare che istanze estremiste prendano sempre più forza .
Penpa Tsering, direttore esecutivo del Tibetan Parliamentary and Policy Research Centre, in esclusiva per AsiaNews dice che “c’è un’atmosfera d’entusiasmo, tutti vogliono contribuire all’attività politica. Qui partecipano 580 tibetani in esilio, dei quali il 15-20% sono nati in Tibet.”.
“Tra i nati in Tibet, alcuni vogliono un approccio realistico e cercano un dialogo utile con la Cina. Ma altri, con meno realismo, chiedono l’indipendenza”.
“Molti tibetani sottolineano l’importanza della lingua, cultura e identità del loro Paese, preservarle è il loro maggior desiderio. Ma una domanda comune e continua riguarda la libertà religiosa in Tibet, ritenuta essenziale per la conservazione della cultura e delle tradizioni religiose del Paese, per tramandarle di generazione in generazione”.
“Certo, ci sono richieste per l’indipendenza del Tibet. E’ vero che molti tibetani sono frustrati e scoraggiati perché la Cina non risponde in modo positivo alle nostre richieste. Il gruppo Tibetan Youth Congress vede nell’incontro un’ottima opportunità per cambiare la storia del Tibet, per lasciare una approccio moderato e chiedere l’indipendenza”. “Ma nelle decisioni dobbiamo essere razionali e non seguire le emozioni, questo incontro è guidato da discussioni razionali e politiche”.
“La mia personale opinione è che dobbiamo dare più tempo ai leader cinesi perché decidano come rispondere alla questione tibetana. Forse saranno necessari altri 3 o 4 anni, perché Pechino trovi una soluzione e perché un dialogo costruttivo porti frutti concreti. Anche se ora non siamo soddisfatti dalle risposte della Cina, da cui ci aspettiamo molto di più, dobbiamo darle ancora altri 3-4 anni”.
“In questo momento la comunità internazionale e i leader mondiali sono simpatetici con la causa tibetana. Abbiamo ricevuto molto sostegno e solidarietà per la nostra causa. Ma occorre i leader mondiali, oltre a darci un sostegno morale e un incoraggiamento, facciamo pressione su Pechino perché risolva la questione tibetana”.
16/06/2016 08:52