I tharu cantano la fine della schiavitù chiedendo pieno riconoscimento politico
di Kalpit Parajuli
E’ iniziata ieri, per durare altri 2 giorni, la grande festività del “Maghi”, una celebrazione che l’etnia tharu ha indetto per festeggiare la fine della schiavitù. Ora, però, i tharu vogliono essere considerati dei cittadini a pieno titolo, e chiedono una rappresentanza alla prossima Costituente.
Kathmandu (AsiaNews) – I tharu, minoranza etnica che vive ai confini dell’India, celebra in questi giorni la grande festa di “Maghi”, che ricorda la fine della schiavitù cui il loro popolo è stato costretto per secoli. Pur essendo di religione indù, i tharu hanno dato una valenza sociale - e non religiosa - alla festività, che coincide anche con l’inizio del nuovo anno secondo il loro calendario tradizionale.
L’etnia, che conta circa 2 milioni di membri, accoglie con generosità gli stranieri che vogliano partecipare alla festa: molti cattolici, provenienti da tutto il Paese e da fuori, sono arrivati nella regione di Terai per unirsi ai riti tradizionali del “Maghi”.
Le feste durano per 3 giorni, durante i quali i tharu effettuano bagni rituali e banchetti comuni, mentre cantano le canzoni del loro popolo vestiti secondo la tradizione etnica. Tuttavia, i canti che un tempo chiedevano la fine della schiavitù sono stati “aggiustati” per attualizzarli: da ieri, i tharu cantano per chiedere al governo il riconoscimento politico, ed una rappresentanza presso l’Assemblea costituente, i cui membri saranno eletti il prossimo 10 aprile.
Nel frattempo, il governo ad interim ha accettato la loro richiesta di considerare il “Maghi” una festa nazionale. Ma questo, dice il presidente della Società “Tharu liberi”, “non basta: il governo deve rispondere alle nostre problematiche. Non deve più guardare ai tharu come a degli ex schiavi, ma dobbiamo divenire veri cittadini”.
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