I tamil dell’India non credono alla morte del capo delle Tigri
di Nirmala Carvalho
Nel Tamil Nadu la polizia schierata a protezione di possibili obiettivi di attentati. Il ministero indiano della difesa schiera la marina militare per controllare le acque dello stretto di Palk che separa i due Paesi: si teme lo sbarco di ribelli in fuga.
Chennai (AsiaNews) - I tamil dell’India non credono alla morte di Velupillai Prabhakaran capo supremo delle Tigri. Le immagini del corpo del leader del Ltte hanno fatto il giro del mondo, ma tra i profughi che vivono in India c’è chi parla di “macchinazione del governo di Colombo per distruggere psicologicamente i ribelli e annichilire i tamil”. In molti sposano la versione del Ltte che, ancor prima dell’annuncio della morte di Prabhakaran, affermava: “Il leader sta bene e si trova al sicuro”. Anche V Gopalaswami, guida del Marumalarchi Dravida Munnetra Kazhagam (Mdmk), partito locale del Tamil Nadu, rifiuta la versione del governo di Colombo sulla sorte del capo del Ltte.
Interpellati da AsiaNews, i profughi tamil in India non vogliono dichiarare la loro identità perché si sentono traditi da tutta la comunità internazionale colpevole “di aver permesso il genocidio dei tamil”. Anche il governo di New Delhi è al centro delle loro accuse, reo di “assecondare con il suo immobilismo il progetto di omologazione buddista e singalese dello Sri Lanka”.
Il tam-tam corre on line. La diaspora tamil, dall’Inghilterra al Canada, è incredula e scioccata. Non riesce ad accettare che in patria sia in corso addirittura un giorno di festa nazionale per celebrare la disfatta delle Tigri mentre il problema dei tamil e soprattutto delle centinaia di migliaia di profughi della guerra resta grave e irrisolto.
Intanto il segretario dell’Onu, Ban Ki Moon, atteso sull’isola il 22 maggio, ha rinnovato l’invito al governo di Colombo a permettere l’intervento umanitario internazionale. Ban ha parlato anche di “gravi e persistenti violazione del diritto umanitario internazionale che dovranno essere investigate”.
Il Tamil Nadu ed il Kerala, gli Stati indiani separati dallo Sri Lanka da pochi chilometri di mare, hanno lanciato l’allarme sicurezza temendo manifestazioni violente di gruppi della minoranza tamil. Allerta anche nel Karnataka e sulle coste del l’Andra Pardesh. Il ministero indiano della difesa ha disposto il disipegamento della marina militare per controllare le acque dello stretto di Palk che separa i due Paesi: si teme lo sbarco di ribelli mescolati tra profughi in fuga dal nord dell’isola.
A Chennai, capitale del Tamil Nadu, la polizia ha schierato agenti a protezione di possibili obiettivi sensibili come lo Sri Lanka Deputy High Commission, Banca di Ceylon, Maha Bodhi Society e gli uffici della Sri Lankan Airlines. Intensificati anche i controlli nei distretti di Coimbatore, Erode, Tiruchi, Madurai e Pudukottai, che negli ultimi anni hanno registrato manifestazioni e azioni di simpatizzanti del Ltte.
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