14/01/2011, 00.00
AFGHANISTAN
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I talebani non si oppongono più all’istruzione delle donne

Lo afferma il ministro afghano per l’Istruzione, in visita a Londra. Fonti di AsiaNews confermano che nel Paese la mentalità è in evoluzione. Ma un grande problema rimangono i bassi salari per gli insegnanti, e il modo di distribuire gli aiuti internazionali per i costi scolastici.

Kabul (AsiaNews) – Il ministro afghano all’Istruzione Farooq Wardak ha dichiarato che i talebani non si oppongono più all’istruzione scolastica per le ragazze. Fonti di AsiaNews spiegano che nel Paese la situazione scolastica è in rapida evoluzione ma che il problema principale rimangono i pochi mezzi finanziari disponibili per la scuola.

Wardak, in visita a Londra per il Foro Mondiale sull’Istruzione, ha spiegato al Supplemento del giornale britannico Times Educational (Tes) che nel Paese è in atto “un cambiamento culturale” e che i talebani “non si oppongono più all’istruzione scolastica per le ragazze”.

Durante il regime talebano alle ragazze era proibito andare a scuola e anche di recente vi sono state contestazioni violente: nel novembre 2008 ignoti hanno aggredito e lanciato acido in faccia contro almeno 14 studentesse e insegnanti, a Kandahar, per “punirle”. L’aggressione ha suscitato la protesta e l’attenzione internazionale.

Il ministro non ha spiegato se la questione sia stata trattata nei colloqui avvenuti negli ultimi mesi tra il presidente Hamid Karzai e i leader talebani. Ma ha detto che la situazione è in evoluzione e “ora il 38% degli studenti e il 30% degli insegnanti sono femmine”.

Fonti di AsiaNews, che hanno chiesto l’anonimato, confermano che nel Paese è in atto un forte mutamento di mentalità e che l’opposizione all’istruzione femminile diventa sempre minore.

“Nella grandi città come Kabul – dice la fonte – è sempre più normale che le ragazze vadano a scuola. E’ persino bello vederle uscire da scuola, facilmente riconoscibili con il loro vestito nero e il velo bianco, come una macchia di colore, vanno per strada con tranquillità”.

“Più che i talebani, in molte zone il problema sono alcuni mullah locali che continuano ad opporsi, ma la gente dà loro sempre minore credito. Il problema è, piuttosto, la mentalità locale, anche tribale, che in molte zone ritiene che la donna debba stare a casa, per lavorare e contribuire alla famiglia. Per questo alcune scuole danno alle studentesse di famiglie bisognose una borsa di studio, ad esempio di circa 200 euro (un euro sono 60 afghanì circa), per contribuire ai costi e per convincere le famiglie a mandarle a scuola”.

“Il grande problema dell’istruzione – prosegue la fonte – è il miserabile stipendio degli insegnanti, tra 70 e 100 dollari al mese. Un dollaro vale circa 45 afghanì, quindi sono tra 3.500 e 4.500 afghanì circa, ma il costo della vita per una famiglia, per avere l’essenziale, è tra 12 e 15mila afghanì al mese. Un pane (focacce rotonde o lunghe, del peso di meno di mezzo chilo) costa 10 afghanì. Per un appartamento di 2 stanze a Kabul, nei casermoni di epoca sovietica, l’affitto è di 450 dollari al mese. Per questo ci sono scuole dove gli insegnanti chiedono di poter ricevere anche loro la borsa di studio data alle studentesse”.

Wardak a Londra ha criticato il governo britannico perché non contribuisce in misura maggiore ai costi scolastici. Una portavoce del Dipartimento britannico per lo Sviluppo Internazionale ha detto che “lo scorso anno, il governo britannico ha finanziato gli stipendi di 169mila insegnanti, attraverso il fondo per la ricostruzione dell’Afghanistan” e ha contribuito a costruire scuole in ogni provincia del Paese.

Un'altra fonte di AsiaNews dice che non può confermare né smentire il dato. Ma afferma di conoscere molti insegnanti che devono fare il doppio lavoro per vivere. “Comunque – conclude – so con certezza che molte scuole non hanno ricevuto alcun sussidio per gli stipendi, se non quelli di privati. Mi chiedo perché questi fondi non siano distribuiti a tutte le scuole, in modo percentuale”.

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