16/07/2024, 15.29
COREA DEL SUD
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I sudcoreani contro il termine 'disertori' per i rifugiati di Pyongyang

Secondo un think tank locale, quasi il 60% dei cittadini della Corea del Sud preferirebbe un'altra parola, ma non c'è consenso al momento per un'alternativa. La questione tocca l'identità dei cittadini della penisola. Dal 1953 almeno 3.400 persone sono scappate dal regime nordcoreano.

Seoul (AsiaNews) - Per gran parte dei sudcoreani, il termine “disertore” non dovrebbe essere utilizzato per riferirsi a coloro che scappano dalla Corea del Nord. È quanto emerso da un sondaggio condotto dal Korea Institute for National Unification, un think tank locale, scrive Radio Free Asia. Secondo il 59% degli intervistati è necessario cambiare la terminologia ufficiale, mentre il 29% ha affermato che non era necessario alcun cambiamento. In coreano, coloro che lasciano la Corea del Nord per trovare rifugio a Sud, vengono chiamati “talbuk-min” o “talju-min”. 

Secondo il 61% degli intervistati che sostengono il cambio di linguaggio, queste parole hanno una connotazione negativa, per il 19% danno un'immagine negativa delle famiglie che si stabiliscono in Corea del Sud e per il 15% i termini non tengono conto delle opinioni dei fuggitivi.  

Dalla fine della guerra di Corea nel 1953, più di 3.400 nordcoreani sono scappati a Sud, in base ai dati del ministero dell’Unificazione di Seoul. Molti altri scappano in Cina o si nascondono in altri Paesi per evitare il rimpatrio. 

Da tempo, in realtà, le associazioni per i diritti umani sostengono che si dovrebbe parlare di “rifugiati” e non di “disertori” in riferimento a coloro che scappano dal regime nordcoreano. In questo modo si cerca di promuovere un ruolo più attivo anche da parte di Pechino, che invece li considera migranti economici entrati illegalmente in Cina. Così, però, i nordcoreani non hanno diritto alla protezione internazionale.

I risultati raccolti dal Korea Institute for National Unification sono stati presentati nei giorni scorsi, prima della “Giornata dei disertori”, una nuova festività che il governo sudcoreano ha fissato al 14 luglio. Tuttavia anche il Comitato presidenziale per la coesione nazionale della Corea del Sud ha proposto di utilizzare una nuova terminologia, con perifrasi che vanno da “residenti con origini settentrionali” a “persone provenienti dall'unica Corea”. 

Ma poiché non c’è consenso, la soluzione migliore è continuare a usare i termini esistenti, ha commentato Lee Kyu-chang, ricercatore del Korea Institute for National Unification. Nella sua opinione, la scelta migliore dovrebbe ricadere su un termine che identifichi i disertori come cittadini della Corea del Sud con pari diritti di chi è nato nella parte meridionale della penisola. Solo alla fine dello scorso anno la Corea del Nord ha cambiato la propria politica ufficiale, definendo sudcoreani e nordcoreani come cittadini di due nazioni ostili. Prima di allora, Pyongyang e Seoul avevano mantenuto la stessa linea, di ritenere, cioè, che i cittadini, nonostante la divisione in due Paesi, appartengano alla stessa penisola.

“Kim Jong Un ha detto che i sudcoreani e i nordcoreani sono due popoli diversi”, ha commentato Hyun In-ae, direttrice del Korean Peninsula Future Women's Research Institute. "Se consideriamo i fuggitivi nordcoreani come 'immigrati', siamo sostanzialmente d'accordo con l'opinione del regime nordcoreano”.

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