I segreti del Plenum: chi succederà a Hu Jintao
Pechino (AsiaNews) – Nell’ambiente esclusivo e segreto dell’hotel Jinxi è iniziato da ieri il 4° Plenum del 17° Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc). All’incontro di 4 giorni non sono ammessi giornalisti, non sono previsti briefing quotidiani sui temi, non si conosce nemmeno l’identità dei circa 400 partecipanti, scelti fra i membri permanenti e alternati del Comitato centrale. Solo alla sua conclusione, il 18 settembre, si potranno conoscere le decisioni prese.
Con molta sobrietà, l’agenzia semi-ufficiale Xinhua ha solo detto che il tema è “rafforzare e migliorare la costruzione del Partito in nuove situazioni”, citando una verifica del lavoro del Partito in 60 anni di governo e la crisi economica mondiale. L'incontro si tiene a poche settimane dalle feste programmate per celebrare i 60 anni della Repubblica popolare cinese, a partire dal 1° ottobre.
Fra gli osservatori vi è molta attesa per vedere se questa volta nel partito si deciderà per una democrazia interna, rendendo elettive le cariche. È pure probabile che questo 4° plenum eleggerà il vice-presidente Xi Jinping a vice-direttore della Commissione militare. Questo passo renderebbe ancora più chiara la sua scelta come successore di Hu Jintao, dapprima come segretario generale del Partito, poi come presidente e infine come direttore della Commissione militare. Xi, 56 anni, figlio di un eroe della rivoluzione, è salito in fretta nella scala del potere, fino ad entrare due anni fa nel comitato permanente del Politburo.
Un altro tema quasi scontato, è quello della lotta alla corruzione endemica fra i membri del Pcc.
Da decenni la popolazione cinese è frustrata vedendo quanto disatteso è il moto maoista “servire il popolo”, mentre assiste a un incremento delle ingiustizie e della corruzione da parte dei membri del Partito. Negli ultimi 6 anni, circa 50 mila quadri all’anno sono stati incolpati di corruzione. Secondo la Corte suprema, ogni caso ha implicato in media bustarelle e manipolazioni di fondi per 2,53 milioni di yuan (circa 252 mila euro). L’anno scorso la “bustarella media” è salita a 8,84 milioni di yuan (circa 882 mila euro).
Nel ’95 e nel 2001 il Comitato centrale ha diramato precise regole, secondo cui i dirigenti del Partito devono dichiarare i loro introiti, legati a salari e benefici. Ma i quadri sono riusciti a sviare ogni controllo, scaricando nominalmente su figli e parenti proprietà e finanze.
Da tempo si chiede che anche i familiari dei membri del Partito dichiarino ufficialmente le loro ricchezze.
Diversi analisti apprezzano l’idea, ma non sono convinti dell’efficacia. “Il Partito controlla polizia e giustizia – afferma un avvocato – e non può perciò controllare se stesso. Sono necessari democrazia e uno stato di diritto”.
02/08/2016 16:35
27/09/2021 14:00