13/05/2021, 12.12
RUSSIA
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I russi si interrogano sulla tragedia di Kazan

di Vladimir Rozanskij

Il metropolita ortodosso di Kazan e il mufti del Tatarstan vicini alle famiglie delle vittime. “Un atto anti-umano” durante la Pasqua e il Ramadan. Per alcuni commentatori, vi è troppo propaganda statale sulle armi e sui “nemici” del Paese. Per altri la colpa è dei social, di Naval’nyj e della lingua tatara.

Mosca (AsiaNews) - All’indomani della sparatoria nel liceo n.175 di Kazan, in cui il giovane Il’njaz Galjaviev ha ucciso 9 persone e ferito altre 23, tutta la Russia e la repubblica del Tatarstan discutono dell’accaduto, cercando di individuare ulteriori misure di prevenzione, e domandandosi quali siano le cause di un evento così imprevedibile e drammatico.

Il metropolita ortodosso di Kazan, Kirill (Nakonečnyj) si è recato al liceo della tragedia insieme al muftì del Tatarstan, il khazrat Kamil Samigullin (foto 1 e 2). I due leader delle principali confessioni della repubblica hanno deposto una corona di fiori sul memoriale improvvisato in onore delle vittime (foto 3). Rivolgendosi ai giornalisti, Kirill ha osservato che “per noi si tratta di un colpo terribile in questi giorni santi, quando per noi ortodossi è la settimana pasquale della Radonitsa [la festosa visita ai cimiteri, con l’annuncio della Resurrezione], e per i nostri fratelli musulmani si sta per concludere il sacro mese del Ramadan con la festa di Uraza-Bayram [Id-al-fitr in arabo, la “interruzione del digiuno”]. È un atto anti-umano, che non può non lasciare un segno nel cuore di ogni persona. Noi porgiamo le nostre condoglianze a coloro che hanno perso persone care, e quelle che hanno sofferto”.

Il muftì Samigullin ha aggiunto che “delinquenti di questo tipo non fanno parte di alcuna nazione, non hanno alcuna religione, e non serve cercare di metterli in relazione con qualcosa. Prima di tutto io vorrei raccomandare pazienza e forza d’animo ai genitori di tutti i ragazzi”. In tutte le moschee e le chiese di Kazan, e anche nell’imponente chiesa cattolica dell’Esaltazione della Santa Croce, si sono svolte speciali preghiere di commemorazione e intercessione per le vittime della sparatoria.

Sui mezzi d’informazione si succedono gli interventi che denunciano la “propaganda bellica” dello Stato, denunciata già più volte negli ultimi tempi, in cui è compresa anche la “militarizzazione dei bambini” (foto 4). Il politologo Dmitrij Oreškin, intervenendo su Idel.Realii, osserva che “queste cose avvengono anche negli Usa, dove non c’è una cosciente militarizzazione dell’ambiente politico-sociale come da noi… in generale, le nuove generazioni non sanno come risolvere i propri problemi, c’è una crescente esasperazione. I ragazzi non capiscono che cosa sta accadendo, sentono la propaganda che indica ovunque nemici all’opera contro la Russia, e che ripete come il mondo sia governato da forze oscure”. Secondo altri commentatori, la politica della forza, in atto negli ultimi anni in Russia, spinge sempre di più le persone ad adottare metodi violenti.

L’intervento più paradossale è stato quello di Irina Volynets, “difensore civico” (Ombudsman) per l’infanzia del Tatarstan. A suo parere, la causa principale della sparatoria nella scuola è “l’assoluta assenza di un’ideologia statale ufficiale, come quella che c’era nell’Urss”, che aveva il merito di “impegnare i giovani anche al di fuori della scuola, secondo direttive decise dallo Stato, e se non cambiamo radicalmente il nostro sistema, queste situazioni sono destinate a ripetersi… non tutte le famiglie sono in grado di organizzare le attività di gruppo”.

Unendosi in questo alle dichiarazioni di diversi altri politici russi, la Volynets propone di vietare ai ragazzi l’uso dei social media fino ai 14 anni. In più, punta il dito contro “quei fascisti che sostengono Naval’nyj”, e condanna anche le lezioni di lingua tatara, perché “le idee comuni hanno bisogno di un’unica lingua comune in tutta la Federazione Russa”.

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