I ribelli conquistano Brega. La popolazione teme rappresaglie e violenze
Per il Consiglio nazionale di transizione è la più grande vittoria dall’inizio della guerra contro Gheddafi. Human Rights Watch denuncia le violenze dei ribelli contro i civili. Imprenditrice italiana a Tripoli: “Il nostro governo ci ha abbandonato. I media stranieri ci considerano sostenitori di Gheddafi”. Il video delle manifestazioni libiche contro la Nato.
Tripoli (AsiaNews) - I ribelli di Bengasi hanno conquistato questa notte Brega (740 km a est di Tripoli) principale centro petrolifero del Paese. I vertici del Consiglio di transizione libico (Cnt) hanno definito la caduta di Brega come la più grande vittoria dall’inizio della guerra contro Gheddafi. Restano però dubbi sul reale volto degli insorti, accusati da Human Rights Watch (Hrw) di aver compiuto rappresaglie violente contro i civili sospettati di favorire il regime.
In un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, Hrw ha denunciato saccheggi e incendi di abitazioni nelle città controllate dal Cnt. Secondo l’organizzazione, nei villaggi a Sud di Tripoli i ribelli hanno picchiato i civili “lealisti”, incendiando le loro case.
Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana residente a Tripoli, spiega ad AsiaNews che l’avanzata degli insorti fa paura alla popolazione. “I ribelli – afferma la donna – hanno minacciato me e alcuni miei collaboratori ai check point fra la Tripolitania e la Cirenaica. Per chiedere soldi essi sequestrano le donne, costringendo gli uomini a scendere dall’auto e trattare”. Secondo l’imprenditrice la Nato sta finanziando e armando gruppi violenti privi di qualsiasi addestramento e codice d’onore. “Anche i militari di Gheddafi – continua la donna - hanno compiuto crimini. Ma non mi hanno mai torto un capello, consentendomi di fare il mio lavoro, nonostante il governo italiano partecipi alle operazioni di guerra”.
La Gamannossi sottolinea l’assurdità della guerra nata per difendere i civili che invece guardano impotenti la distruzione delle loro città e del loro Paese, nel silenzio dei media occidentali. “In questi giorni – afferma - centinaia di migliaia di persone hanno manifestato contro la Nato a Tripoli, Zliten, Ajaylat e Sabha, chiedendo la fine dei bombardamenti. Nessun giornale ha però dato importanza alla notizia, bollando le proteste come manifestazioni finanziate dal regime”.
La donna denuncia l’indifferenza del governo italiano che ha abbandonato a se stessi gli imprenditori, dopo aver incentivato gli investimenti in Libia. “Per non far fallire la mia impresa – spiega la Gamannossi – sono dovuta restare a Tripoli nonostante i bombardamenti. Chi è rimasto qui per non perdere i suoi investimenti e per aiutare la popolazione è però guardato con sospetto dai giornalisti stranieri che ci considerano sostenitori di Gheddafi”.
Lo scorso 15 luglio a Istanbul (Turchia), i 30 Paesi del Gruppo di contatto sulla Libia hanno riconosciuto il Cnt come unico rappresentate del popolo libico. Fra i riconoscimenti anche quello di Stati Uniti, Cina e Russia. Questo passo apre la possibilità di scongelare i 200 miliardi di dollari del governo di Tripoli depositati nei fondi internazionali, che serviranno per sostenere l’avanzata dei ribelli. (S.C.)
In un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, Hrw ha denunciato saccheggi e incendi di abitazioni nelle città controllate dal Cnt. Secondo l’organizzazione, nei villaggi a Sud di Tripoli i ribelli hanno picchiato i civili “lealisti”, incendiando le loro case.
Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana residente a Tripoli, spiega ad AsiaNews che l’avanzata degli insorti fa paura alla popolazione. “I ribelli – afferma la donna – hanno minacciato me e alcuni miei collaboratori ai check point fra la Tripolitania e la Cirenaica. Per chiedere soldi essi sequestrano le donne, costringendo gli uomini a scendere dall’auto e trattare”. Secondo l’imprenditrice la Nato sta finanziando e armando gruppi violenti privi di qualsiasi addestramento e codice d’onore. “Anche i militari di Gheddafi – continua la donna - hanno compiuto crimini. Ma non mi hanno mai torto un capello, consentendomi di fare il mio lavoro, nonostante il governo italiano partecipi alle operazioni di guerra”.
La Gamannossi sottolinea l’assurdità della guerra nata per difendere i civili che invece guardano impotenti la distruzione delle loro città e del loro Paese, nel silenzio dei media occidentali. “In questi giorni – afferma - centinaia di migliaia di persone hanno manifestato contro la Nato a Tripoli, Zliten, Ajaylat e Sabha, chiedendo la fine dei bombardamenti. Nessun giornale ha però dato importanza alla notizia, bollando le proteste come manifestazioni finanziate dal regime”.
La donna denuncia l’indifferenza del governo italiano che ha abbandonato a se stessi gli imprenditori, dopo aver incentivato gli investimenti in Libia. “Per non far fallire la mia impresa – spiega la Gamannossi – sono dovuta restare a Tripoli nonostante i bombardamenti. Chi è rimasto qui per non perdere i suoi investimenti e per aiutare la popolazione è però guardato con sospetto dai giornalisti stranieri che ci considerano sostenitori di Gheddafi”.
Lo scorso 15 luglio a Istanbul (Turchia), i 30 Paesi del Gruppo di contatto sulla Libia hanno riconosciuto il Cnt come unico rappresentate del popolo libico. Fra i riconoscimenti anche quello di Stati Uniti, Cina e Russia. Questo passo apre la possibilità di scongelare i 200 miliardi di dollari del governo di Tripoli depositati nei fondi internazionali, che serviranno per sostenere l’avanzata dei ribelli. (S.C.)
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