04/08/2004, 00.00
cina
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I poliziotti saranno responsabili di violenze e morte procurate ai detenuti

I nuovi regolamenti sulla detenzione difendono i diritti legali dei prigionieri, ma le violazioni contro vescovi, pastori, tibetani, membri di Falun Gong sono continue.

Pechino (AsiaNews/SCMP) –  Dal prossimo 1°  ottobre, i poliziotti cinesi saranno ritenuti responsabili per la morte di persone detenute in prigione o sotto interrogatorio. Il nuovo "Regolamento sugli interrogatori prolungati" è stato annunciato ieri sul sito del Ministero della Pubblica Sicurezza. Esso mira a "proteggere i diritti legali dei detenuti". I poliziotti saranno responsabili anche per i prigionieri che commettono suicidio.

La notizia coincide con un appello lanciato dalla famiglia di Wang Dawei, un burocrate del governo, morto in carcere. Il Pubblico Ministero afferma che Wang ha sbattuto contro un muro ed è morto in prigione proprio prima di presentarsi al processo.

Torture, violenze a prigionieri sono molto comuni in Cina. L'anno scorso Sun Zhigang, un giovane di 27 anni, è morto in prigione  a Guangzhou per le battiture prese in detenzione. Ma la lista diventa chilometrica se si guarda ai prigionieri religiosi. La Falun Gong afferma che dal '99 ad oggi almeno 884 membri del gruppo sono morti in prigione per tortura, avvelenamento, battiture con manganelli elettrici, "cadute" da piani alti degli edifici di polizia. Torture e violenze  sono quotidiane anche per i monaci tibetani. L'anno scorso, solo una grande campagna internazionale ha spinto le autorità di Pechino a liberare Phuntsog Nyidrol, una monaca tibetana di 37 anni, colpevole di comporre canti per il Dalai Lama e picchiata perché "non si pentiva".

Vi è poi il capitolo sui cristiani. Fra i cattolici tutti ricordano il vescovo di Baoding (Hebei, Cina), Giuseppe Fan Xueyan, che si vorrebbe canonizzare come un nuovo martire della Cina. Nel '92 dopo mesi di sequestro, è stato riportato dalla polizia morto: il cadavere era racchiuso in un sacco di plastica, con evidenti segni di tortura. Fra i protestanti, vi sono i gruppi evangelici della Chiesa della Cina del Sud, torturati in varie occasioni, il cui fondatore, Gong Shengliang è ancora in prigione.

I regolamenti, approvati dal Ministro della Pubblica Sicurezza Zhou Yongkang, potrebbero segnare una svolta e dare più respiro alle comunità religiose. I regolamenti stabiliscono anche le condizioni di fermo nelle stazioni di polizia e perfino la lunghezza degli interrogatori.

La legge esistente finora, varata nel '95, prevede il rilascio dei sospetti dopo 24 ore di interrogatorio. Se la polizia vuole prolungare il fermo, devono stilare un'accusa per iniziare una detenzione che può durare da 14 a 37 giorni. Questa regola non è quasi mai stata rispettata per i cristiani. Il primato per la detenzione più lunga – circa 7 anni – è mantenuto da due vescovi cattolici di Baoding: mons. Giacomo Su Zhimin , ordinario 72enne, e Francesco An Shuxin, ausiliare 54enne,  arrestati e "desaparecidos" nel '97. Di essi non si conosce accusa, o processo perfino il luogo di detenzione.

Nel varare il nuovo Regolamento, il Ministro ha affermato che "la mancanza di regole dettagliate ha portato ad abusi di potere, come una detenzione prolungata, e ad incidenti di apparenti suicidi durante la detenzione". Il regolamento prevede anche maggiori attenzioni ai detenuti: donne incinte, madri in allattamento, giovani sotto i 16 anni e persone oltre i 70 anni non possono subire più di 4 ore di interrogatorio per volta e non possono essere trattenuti in una cella.

Le nuove direttive prevedono il licenziamento e le procedure giudiziarie contro i poliziotti che violeranno le indicazioni.

Commentando il nuovo regolamento, Song Mengqing, un avvocato dell'Henan ha detto: "È un passo avanti. Limitare il potere di istituzioni potenti permette la protezione dei diritti civili". Ma egli ha anche fatto notare che non sa come tale regolamento potrà essere attuato in pratica. Un sacerdote cinese ha detto ad AsiaNews: "In Cina ci sono tanti regolamenti, ma poi non vengono rispettati. Liberino i vescovi prigionieri e dopo se ne potrà parlare".

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