I pescatori soffrono per la guerra, il post-tsunami, la globalizzazione
Manifestazioni e raduni per la Giornata mondiale dei pescatori, vittime dei tanti problemi del Paese. Dopo lo tsunami il governo costruisce grandi alberghi, ma non aiuta la loro miseria; grandi pescherecci annientano il loro lavoro.
Ampara (AsiaNews) Mille pescatori di tutte le zone dello Sri Lanka si sono radunati a Potuvil per chiedere l'attenzione del governo sulla loro situazione segnata dalla guerra civile, dai problemi del dopo-tsunami e dall'invasione dei pescherecci stranieri.
L'incontro di Potuvil (distretto di Ampara, 310 km a est di Colombo) è avvenuto in occasione della X Giornata mondiale dei pescatori, lo scorso 21 novembre.
I mille partecipanti sono giunti da tutto il Paese e hanno organizzato un raduno pubblico e una marcia con slogan e striscioni in lingua tamil e in cingalese.
Herman Kumara, segretario generale del Forum mondiale dei pescatori, spiega ad AsiaNews il loro gesto: "I pescatori del nord e dell'est dello Sri Lanka hanno enormi problemi a causa della guerra e delle conseguenze dello tsunami. Vogliamo portare alla luce questi problemi chiedendo uno sforzo comune e maggiore solidarietà".
La guerra delle Tigri Tamil contro il governo dura da più di 20 anni e rende insicure tutte le coste nord-orientali. Le coste dell'est del Paese hanno invece subito l'onda dello tsunami nel dicembre 2004, provocando circa 30 mila morti e distruggendo case, villaggi, barche e reti per la pesca.
Vi sono circa 1 milione di pescatori nello Sri Lanka e fra essi non vi sono problemi interreligiosi o etnici, pur essendovi fra loro cristiani, musulmani, indù, buddisti "Per venire qui abbiamo percorso anche centinaia di chilometri. E perché? Perché vogliamo mostrare la nostra solidarietà ai colleghi dell'est, che siamo vicini alle loro sofferenze" dice Titus D. Ganadasa.
Durante la marcia per le strade di Potuvil, i pescatori e le pescatrici hanno esposto cartelli nelle diverse lingue del Paese: "Samadana Wendam" (in Tamil: vogliamo la pace); "Yuttam Wendam" ( No alla guerra); in cingalese le scritte chiedevano "ricostruiamo insieme il nostro Sri Lanka spezzato"; "proteggiamo i nostri diritti".
Al raduno, Herman Kumara ha spiegato alla folla la situazione del dopo-tusnami: "Vi sono ancora persone sfollate che vivono nei campi profughi e nei rifugi temporanei. Il governo sta pianificando e lavorando per mega-progetti turistici, per far tornare i turisti stranieri. Ma questi progetti non aiutano noi, i pescatori vittime dello tsunami. Noi chiediamo che il governo guardi ai nostri bisogni come una priorità".
Un altro problema denunciato è la crescente presenza di navi straniere nelle acque territoriali cingalesi. "Vengono con un permesso, legati a una joint-venture, ma vengono a distruggere. Queste grosse navi usano mezzi da pesca [reti a strascico - ndr] che distruggono il fondo marino e rendono difficile la riproduzione del pesce nel futuro. Questo crea un doppio problema per noi: essi distruggono il mare come risorsa e marginalizzano il nostro lavoro".
Alla manifestazione a Potuvil hanno partecipato 11 associazioni di pescatori dai distretti di Tricomalee , Anuradhapura, Karuwalagaswewa, Puttalam , Negombo , Kalutara, Galle, Matara e Hambantota.