I partiti nepalesi indicano gli eletti per i gruppi di minoranza
Kathmandu (AsiaNews) – I partiti politici nepalesi che nelle elezioni del 10 aprile hanno ottenuto seggi, preparano le liste dei 335 eletti con il sistema proporzionale, da sottoporre alla Commissione elettorale nazionale. Intanto si discute la coalizione per il nuovo governo.
Parte dei 335 seggi sono riservati alle donne e alle minoranze etniche, sociali, religiose. In particolare, alle donne debbono andare almeno 125 seggi, ai Madhesi 76, ai Dalit 32, agli Janajati 94, 8 alle regioni arretrate e 47 ad altre minoranze anche religiose (tra cui cattolici, protestanti, buddisti, musulmani). Se le liste non soddisfarranno questi requisiti, i partiti avranno tre giorni per rivederle.
Intanto si discute quale sarà il governo. Il leader maoista Prachanda rivendica la presidenza per il suo partito, ma, secondo la Costituzione provvisoria, per guidare il governo occorrono i due terzi dei seggi, maggioranza da cui tutti i partiti sono lontani. Per cui sarà necessaria un’alleanza, nella quale potranno essere decisive le minoranze.
Ci sono stati 11.146.540 votanti con 10.739.078 voti validi, con la chiara vittoria dei maoisti che hanno avuto 120 dei 240 seggi del sistema maggioritario e altri 100 nel sistema proporzionale, per totali 220 seggi su 601. Il Partito del Congresso del Nepal ha avuto 110 seggi totali (73 nel sistema proporzionale) e il Partito comunista (Uml) 103.
Favorevoli i commenti delle minoranze, per la prima volta ammesse in parlamento. Om Gurung, presidente del partito Adivashi-Janajati del Nepal, si è detto “felice perché possiamo contribuire a scrivere la nostra Costituzione, per la prima volta”, ricordando che “i partiti dovranno onestamente includere tutti i gruppi di minoranza, come per legge”.
Binod Gurung, presidente della Società cattolica del Nepal, dice ad AsiaNews che “siamo felici di poter partecipare, ma dobbiamo ancora vedere come sarà la Costituzione. Non è importante il numero dei candidati, ma quanto la Costituzione sarà comprensiva” [dei diritti di tutti].
Anche il monaco Ananda, leader buddista, plaude “la prima volta che la popolazione può partecipare a scrivere la Costituzione”, ma attende di vedere cosa prevederà “per le minoranze, anche religiose”.