I palestinesi non credono in una pace a tempi brevi, ma vogliono "due Stati per due nazioni"
Mentre Israele taglia ogni rapporto con il governo di Hamas, un sondaggio evidenzia che la maggior parte degli abitanti della Cisgiordania e di Gaza giudica favorevolmente i progetti che prevedono i due Stati.
Gerusalemme (AsiaNews) La maggioranza dei palestinesi non crede che "nel prossimi futuro" (entro 4 anni o meno) ci sarà un accordo di pace con Israele, ma è favorevole ai piani che prevedono "due Stati per due nazioni", è convinta che il conflitto opponga "in primo luogo" Israele e palestinesi (69,2%) e non moderati ed estremisti dei due fronti, come invece ritiene il 27,6% e ritiene che i media diano maggiore eco alle voci degli estremisti che a quelle dei moderati.
Sono alcuni dei risultati, resi noti oggi e inviati ad AsiaNews, di un'indagine condotta dal Palestinian Center for Public Opinion (PCPO), un centro indipendente che dal 1994 studia l'opinione pubblica palestinese, diretto da Nabil Kukali, cristiano, che è anche professore alla Hebron University, in Cisgiordania.
Il sondaggio viene reso pubblico in un momento particolarmente difficile per i rapporti tra Israele e l'Autorità palestinese. La politica di congelamento delle relazioni a tutti i livelli con l'Anp, annunciata ieri dal governo di Ehud Olmert, ha avuto oggi una prima conseguenza: Israele ha ordinato alle forze di sicurezza palestinesi di lasciare gli uffici di collegamento tra le forze di sicurezza, a Gerico, in Cisgiordania. Ad accrescere la tensione a Gaza ed il Cisgiordania il timore dei palestinesi che l'Europa decida oggi la sospensione degli aiuti economici che hanno finora consentito all'Anp di mantenere i suoi 140mila dipendenti.
Condotto tra il 22 ed il 26 marzo, l'indagine evidenzia che il 43,1% dei palestinesi "pensa" ed il 22,3% "è sicuro" che un accordo di pace con Israele a tempi brevi non è possibile, di fronte a un 25,1% che "pensa" e ad un 8,6% che "è sicuro" che si giungerà ad un accordo.
I palestinesi sono però in maggioranza (50,5%) favorevoli, a diversi livelli alla Palestinian Independence Chart e alla Arab Peace Iniziative, basate sulla soluzione dei "due Stati per due nazioni", alle quali è contrario, in modi diversi , il 33,8%, mentre un altro 25,6% è in dubbio. E' proprio questo, a giudizio di Fathi Darwish, direttore di "Souhtouna Palestine One Voice Initiative", una organizzazione pacifista che ha collaborato con il PCPO per il sondaggio, il dato più rilevante che emerge è "il desiderio dei palestinesi di arrivare ad una pace giusta e completa, basata sul principio dei due Stati per due nazioni e sulle risoluzioni delle Nazioni Unite".
Mirata alle opinioni dei palestinesi sulla pace, la ricerca evidenzia tra l'altro "il ruolo significativo dei media nel conflitto". Il consenso maggiore (42,8%), infatti, è dato alla domanda se i mezzi di comunicazione diano più attenzione alle voci degli estremisti, il 34,8% pensa invece che essi offrano "un accurato resoconto" di ciò che accade e solo il 17,2% ritiene che concedano più spazio alle voci dei moderati.
Ad una domanda, infine, sui motivi che hanno portato alla vittoria elettorale di Hamas, il maggior numero di interpellati (34,9%) esprime la convinzione che ciò è dovuto al suo essere "un partito politico islamico", ma il 30,6% la attribuisce alla corruzione di Al Fatah ed un altro 16% al malgoverno dell'Anp. Solo un 9,3% attribuisce la vittoria di Hamas al suo rifiuto di riconoscere Israele ed un altro 9,2% alla mancanza di progressi del processo di pace.