I musulmani malaysiani offesi dalla "Passione"
L'arcivescovo chiede una revisione del divieto
Kuala Lumpur (AsiaNews/Ucan) Senza neppure vederlo, la Commissione Malaysiana sulla Censura cinematografica ha vietato la proiezione de "La Passione di Cristo" perché il film "urta la sensibilità religiosa" del paese, a maggioranza musulmana e le norme sulla censura vietano la rappresentazione cinematografica di qualunque profeta caro all'Islam.
Chow Will Pin, amministratore delegato della 20th Century Fox, ha detto di non aver dato alcuna copia alla Commissione perché "il giudizio sul film non sarebbe cambiato, dato che esistono delle linee-guida precise".
Husnita Ismail, grande amante del cinema, ha spiegato la decisione: "Per noi musulmani Gesù è un profeta. Mentre i cattolici credono che sia stato crocifisso, noi crediamo che Dio lo abbia salvato dalla crocifissione e dalla morte. Ecco perché questo film ci offende".
Il portavoce di una delle più importanti società di distribuzione cinematografica, che ha chiesto l'anonimato, ha detto che il divieto verso "La Passione" ha colpito anni fa il film animato "Il principe d'Egitto". Il film parlava di Mosé, noto ai musulmani come il Profeta Musa.
Nonostante il divieto, copie pirata del film, in videocassetta o dvd, vengono vendute al mercato nero in strada, al costo di 8 ringgit (circa 2 euro).
Aloysious Pinto, vice-presidente della Christian Renewal Society in Malaysia ha detto di non essere d'accordo con la decisione del Comitato per la Censura: "É un film cristiano", egli ha affermato. "Aiuta la crescita della fede nei credenti. Non dovrebbe essere visto come spettacolo cinematografico, ma come educazione alla fede". E ha aggiunto che "nonostante il film sia vietato, molti lo comprano di contrabbando, il che è contrario ai nostri principi".
Il reverendo Wong Kim, segretario generale della National Evangelican Christian Fellowship Malaysia, ha affermato che "un film non dovrebbe essere vietato, a meno che mostri una visione deplorevole e non accurata del profeta" e che il governo "dovrebbe prestare attenzione ai sentimenti e all'opinione di una particolare comunità religiosa che ha legami stretti con il contenuto di un film particolare, specie se questo rispecchia verità certe della loro religione".
Da parte sua, mons. Murphy Pakian, arcivescovo cattolico di Kuala Lumpur, ha detto che egli si augura una revisione del giudizio della Commissione di Censura per un film che sta suscitando in tutto il mondo un rinnovamento religioso: "Concordiamo con il reverendo Wong sul bisogno di tolleranza ed è per questo che invitiamo la Commissione a ripensarci a rendere pubblica la visione del film".