I moderati insorgono contro l'Assemblea costituente islamista che nega i diritti alle donne
Il Cairo (AsiaNews) - L'Assemblea costituente monopolizzata dagli islamiti sta realizzando una bozza costituzionale che mette in pericolo la libertà delle donne egiziane protagoniste della Rivoluzione dei gelsomini, limita la libertà di stampa e di manifestazione e vincola i diritti fondamentali ai precetti islamici. In questi giorni diversi intellettuali e rappresentanti dei partiti moderati egiziani hanno presentato petizioni e appelli per riformare l'Assemblea che non sarebbe rappresentativa delle varie componenti della società egiziana.
Sotto accusa è soprattutto la bozza dell'art. 36 della nuova costituzione (sezione diritti e doveri dei cittadini) secondo cui "le donne hanno uguali diritti rispetto agli uomini, in accordo con i precetti della tradizione islamica". A preoccupare le formazioni moderate è proprio la frase che fa riferimento ai precetti islamici. Il passaggio ambiguo sarebbe il primo passo per introdurre nella costituzione riferimenti alla sharia.
Lo scorso 23 settembre, quattro partiti moderati, fra cui l' Egyptian Social Democratic Party, la Popular Socialist Coalition, il Free Egyptians party e diverse organizzazioni per i diritti delle donne hanno diffuso un comunicato dove dichiarano che tali "parole ambigue" mettono in pericolo la democrazia "a cui ognuno di noi aspira e per la quale è pronto a sacrificarsi". Il documento sottolinea che la decennale lotta delle donne egiziane per avere la parità di diritti con gli uomini non può essere cancellata da un gruppo che non rappresenta tutta la popolazione. "La costituzione - continua il comunicato - non può essere approvata con un semplice referendum confermativo che riguarda tutto il documento. Le sezioni devono essere varate una per una con una maggioranza di almeno il 75%. Il dibattito per l'approvazione della costituzione dovrà essere superiore ai 15 giorni attualmente previsti".
Sotto esame è anche la bozza dell' articolo riguardante la libertà di stampa. Secondo la nuova costituzione il controllo dei media nazionali è in mano al Consiglio della shura, quindi alla maggioranza parlamentare, e non a un organo statale indipendente. Di fatto non vi sono cambiamenti sostanziali rispetto al regime di Mubarak. L'unica novità è la possibilità di fondare giornali da parte di privati cittadini. Il parlamento avrà anche voce in capitolo sull'approvazione di manifestazioni e sit-in. Gli islamisti sono anche accusati di voler limitare la libertà di espressione artistica. Essi avrebbero rimosso nella sezione "Libertà e diritti" l'articolo che recita: "La creatività letteraria, artistica e culturale è un diritto di ogni cittadino". Esso è stato sostituito da un più generico "libertà creativa", che aumenta il rischio di speculazioni. La maggioranza ha anche cancellato l'articolo che sancisce la "libertà di ricerca scientifica", inserendo il tema all'interno della sezione "componenti fondamentali dello Stato e della società", limitando tale diritto alle università e ai centri di ricerca pubblici.
Ieri, Mohaed Salmawy, capo dell'Egyptian Writers Union, ha affermato in una conferenza stampa che il Paese è in una fase critica: "Ora si stabilendo un nuovo regime. Vi è il rischio che la costituzione venga formulata solo da una parte poco rappresentativa della società". "Con la vittoria alle elezioni parlamentari - ha aggiunto - gli islamisti hanno guadagnato una certa autorità, ma non il diritto di escludere le altri componenti del Paese dalla scrittura della carta costituzionale".
Per coalizzare partiti e intellettuali moderati contro Fratelli musulmani e salafiti, Bahieddin Hassan, responsabile del Cairo Centre for Human Rights, ha proposto una bozza costituzionale alternativa da presentare alla popolazione. "Quella attuale bozza - afferma - rompe l'unità dell'Egitto, escludendo tutte le fedi e le culture diverse dall'islam sunnita".
In Agosto i membri dell'Assemblea hanno annunciato che avrebbero presentato un primo documento costituzionale entro la fine di settembre. Fonti di AsiaNews sottolineano che la validità dell'organo potrebbe essere contestata dalla Corte suprema che in giugno ha sciolto il parlamento dominato dai Fratelli musulmani e islamisti perché eletto con una legge elettorale in contraddizione con la costituzione provvisoria. (S.C.)