I ministri della Difesa Asean tacciono sui contrasti nel mar Cinese meridionale
Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) - A dispetto delle previsioni, i ministri della Difesa Asean (associazione che riunisce 10 Paesi del Sud-est asiatico) riuniti in questi giorni a Kuala Lumpur, in Malaysia, hanno cancellato all’ultimo il comunicato congiunto previsto a chiusura del forum. Fonti locali riferiscono che, alla base dell’improvvisa marcia indietro, vi sarebbero le controversie in atto in queste settimane fra Pechino e Washington nel mar Cinese meridionale e una loro eventuale menzione esplicita nel documento conclusivo. All’incontro erano presenti i rappresentanti Asean, assieme ai delegati di Australia, Cina, India, Giappone e Stati Uniti.
Funzionari malaysiani, nazione che ospita l’incontro, non hanno voluto chiarire in via ufficiale le motivazioni che hanno portato alla cancellazione del documento. Resta però il fatto che, nel programma giornaliero aggiornato all’ultimo momento, è sparita la dicitura “Comunicazione congiunta di Kuala Lumpur”.
In precedenza, un funzionario del governo statunitense - dietro anonimato - aveva puntato il dito contro la Cina, che avrebbe esercitato attività di lobbing sui vari Paesi del Sud-est asiatico volta a eliminare ogni riferimento relativo alle controversie nei mari. E diverse nazioni della regione in aperto contrasto con Pechino (come Vietnam e Filippine), aggiunge il funzionario, hanno trovato questo atto “sconveniente” e segno evidente di “militarizzazione” delle tensioni.
Diverso il parere del rappresentante cinese, il ministro della Difesa Chang Wanquan, secondo cui “alcune nazioni” esterne all’Asean - un chiaro riferimento a Stati Uniti e Giappone, pur senza menzionarli - vogliono esasperare la tensione. Essi “hanno cercato con la forza di aggiungere contenuti estranei nel comunicato congiunto”, ha affermato l’alto funzionario di Pechino, ed è responsabilità di queste nazioni la mancanza di una dichiarazione finale.
Le controversie sui mari già in passato avevano lasciato i vertici Asean “senza parola”. Per la prima volta in 45 anni nel luglio del 2012 un summit dell’associazione si è concluso senza un comunicato congiunto. A conferma che i contrasti e le polemiche che hanno segnato la riunione sono rimasti anche dopo la fine dell'incontro.
Da tempo Hanoi e Manila - che per prima ha promosso una vertenza internazionale al tribunale Onu, iniziata ai primi di luglio e priva di valore vincolante - manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale. Il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende le Spratly e le Paracel, isole contese da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori).
A sostenere i Paesi del Sud-Est asiatico vi sono anche gli Stati Uniti, che hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue" usata da Pechino per marcare il territorio, fino a comprenderne quasi l'80% dei 3,5 milioni di kmq.
L'egemonia riveste un carattere strategico per lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un'area dell'Asia-Pacifico di elevato interesse economico, geopolitico e commerciale, con un valore complessivo di almeno 5mila miliardi di dollari.