07/08/2007, 00.00
NEPAL
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I maoisti rompono il patto di unità nazionale

di Kalpit Parajuli
Il partito comunista abbandona la coalizione di governo e minaccia agitazioni in vista delle elezioni dell’Assemblea costituente, in programma a novembre. A rischio fallimento la missione Onu che aveva il compito di disarmare i combattenti e portare la pace nel Paese.

Kathmandu (AsiaNews) – Il Partito comunista – maoista nepalese (CPN – M) ha lasciato il governo di unità nazionale e ha proclamato una serie di agitazioni se non verranno soddisfatte alcune richieste specifiche in vista delle elezioni dell’Assemblea Costituente, in programma il prossimo novembre. I maoisti chiedono che sia abolito il sistema monarchico, venga dichiarata la Repubblica del Nepal e si passi al sistema elettorale proporzionale.

Matrika Yadav, ministro per l’ambiente e le riforme agricole del CPN – M, ha già rassegnato le dimissioni, mentre altri ministri dell’ala maoista (in tutto 5 su 21) hanno minacciato la crisi di governo.

Netta la presa di posizione dei partner, che accusano di “attività sovversive” la Lega dei giovani comunisti (YCL), organizzazione che fa riferimento al partito maoista, per una serie di iniziative mirate a rompere gli accordi alla base del governo di unità nazionale. Gli alleati hanno rigettato le richieste avanzate dai comunisti, rimandando ogni decisione al termine delle elezioni che sanciranno la nascita dell’Assemblea costituente, organismo al quale verrà affidato il compito di elaborare la costituzione del Paese. Hridayesh Tripathi, uno dei leader della coalizione, afferma che “le condizioni poste dai maoisti alla vigilia delle elezioni sono un chiaro segnale del tentativo dei comunisti di boicottare il cammino verso la democrazia”. Secca la replica del presidente del CPN – M, secondo il quale “se non verranno soddisfatte le richieste, verrà proclamato lo stato di agitazione nazionale”.

Nel frattempo è vicina al fallimento la missione delle Nazioni Unite che aveva il compito portare la pace nel Nepal e sequestrare le armi nelle mani dei combattenti maoisti: secondo i guerriglieri alla base della rottura degli accordi vi sarebbero “ragioni politiche”, mentre un migliaio di combattenti ha già abbandonato gli accampamenti nei quali erano stati confinati dalle forze Onu.

Il partito comunista nepalese per oltre un decennio ha lottato contro l’esercito di re Gyanendra per creare una repubblica comunista; il conflitto, divampato nel 1996, ha causato la morte di oltre 13mila persone. In seguito alle dimissioni del re i maoisti hanno aderito all’accordo politico dei principali partiti del Paese, accettando di deporre le armi sotto il controllo dell’Onu.

 

 

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