I giapponesi sentono il fascino dell'eucaristia, mistero di Dio incarnato
Roma (AsiaNews) Di fronte al corpo di Cristo i giapponesi rimangono perplessi, non capiscono il senso intellettuale e filosofico, ma sentono il mistero dell'incontro possibile con il Dio incarnato. Sentono l'Eucaristia come fonte di speranza e salvezza al di là delle differenze etniche e sociali, e come motivo di un incontro anche tra persone, che scoprono il senso dello stare insieme e così restano a lungo in chiesa, dopo la fine della celebrazione. Questa, secondo p. Alberto Di Bello, missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime) in Giappone, la forza del messaggio eucaristico nella società giapponese. Una società frenetica e multicultuale, nella quale ci si converte per la "gioia" che comunica il cristianesimo, ma anche attraverso la conoscenza che se ne ha da Internet.
Padre Di Bello, 64 anni di Milano, ha trascorso metà esatta della sua vita in Giappone. In 32 anni è stato in 4 parrocchie diverse (Saga, Fuchu, Yamato e Mishima) e ora è superiore regionale a Tama (periferia di Tokyo). Ad AsiaNews p. Di Bello racconta gioie e difficoltà della missione in un Paese dove il messaggio cristiano risulta così lontano dalla cultura locale, ma allo stesso tempo così "affascinante e sorprendente".
Che valore ha l'eucaristia nel suo lavoro di missionario in Giappone?
L'Eucaristia è l'unica cosa che funziona sempre. Al di là dei ragionamenti teologici, è la sola cosa che tocca tutti nel profondo. Di fronte al corpo di Cristo i giapponesi rimangono perplessi, non capiscono il senso intellettuale e filosofico, ma sentono il mistero, il rito. Questo è l'aspetto più vicino alla loro cultura; anche lo scintoismo (religione ufficiale in Giappone, ndr) prevede una serie di riti, che mettono i fedeli a contatto con i misteri della natura, il cambiamento delle stagioni, gli antenati. L'Eucaristia mette le persone a contatto con il mistero del Dio incarnato, il Dio vicino. Proprio la possibilità del contatto diretto con la divinità, di partecipare da "dentro" al mistero di Dio è un aspetto che affascina questa gente. Le visite ai templi buddisti e scintoisti avvengono poche volte l'anno e si rimane sempre all'esterno; nel cristianesimo, si "entra" e si partecipa settimanalmente all' "incontro" con Dio.
Qual è l'attrattiva di un momento del genere in una società altamente sviluppata, non può essere solo il fascino di un rito, dove e in che modo tocca il cuore?
Il ritmo frenetico della società, il fatto che non ci sia un punto di riferimento forte nella vita delle persone contribuisce ad accrescere la loro fragilità; nell'incontro con Cristo, però, si sentono salvati. Nella società giapponese non esiste niente di simile. La possibilità di un incontro regolare all'interno della settimana è una cosa lontana dalla cultura e dalla mentalità nazionale.
L'Eucaristia è l'unico momento di aggregazione vero, i giapponesi svolgono molte attività insieme, ma sempre in gruppi settoriali, specializzati, non c'è un momento di aggregazione che coinvolga tutti come esseri umani, senza distinzioni. L'unica occasione è data dalla Chiesa. Questo è molto apprezzato e la gente partecipa con piacere alla funzione domenicale; alcuni parrocchiani mi hanno detto che ricevere la comunione la domenica dà loro la forza per affrontare tutta la settimana ed è un'occasione per incontrare le persone. Il desiderio di stare insieme si vede dal fatto che i fedeli si trattengono molto anche dopo la messa. Per questo le parrocchie si attrezzano per creare un clima confortevole: spazi per mangiare o bere qualcosa, panchine
Occasione di incontro in una società frenetica, ma quella giapponese è anche una società multiculturale
Come dice Paolo "voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini, grazie al sangue di Cristo." (Ef. 2, 13). L'eucaristia annulla tutte le differenze culturali, sociali ed anche etniche. In una società multiculturale il valore di Cristo come centro dell'incontro aumenta. Filippini, vietnamiti, srilankesi, brasiliani, tutti hanno le loro caratteristiche particolari, ma il centro è l'Eucaristia. Il desiderio di riunirsi attorno all'Eucaristia anche al di fuori della domenica, è testimoniata dalle proposte che ci arrivano. Ad esempio i cingalesi mi hanno chiesto di fare il venerdì un'ora di adorazione; è un motivo per vedersi anche in mezzo alla settimana.
La Chiesa, inoltre, è sentita come luogo dove si annullano anche le differenze sociali: è il posto dove ci si sente accettati indipendentemente dalla posizione sociale. Molte conversioni avvengono tra persone con disturbi mentali, in qualche modo emarginate; per loro Dio rappresenta una speranza. Ma ci sono anche persone che hanno fatto una loro ricerca personale, un percorso e hanno scelto il cristianesimo.
Perché si convertono i giapponesi, e come?
Le persone si accorgono della gioia che comunica il cristianesimo, ma in Giappone il problema è trovare le vie per incontrare le persone. Per questo devi cogliere ogni possibilità: ad esempio una mia amica cattolica a Mishima, cantante lirica, aveva una classe di allievi e mi ha invitato a partecipare ad una lezione; per socializzare mi sono improvvisato cantante lirico e così sono diventato amico del gruppo; in seguito mi hanno invitato ai loro concerti e un ragazzo si è battezzato; altri, ogni tanto, vengono a trovarmi e continuano la loro ricerca.
La Croce, insieme all'Eucaristia, è un mistero fondamentale per le conversioni. Per esempio ho battezzato il 25enne, attaccante della nazionale giapponese Takahara Naohiro. Ci si chiede come mai uno ricco e famoso ha bisogno di Cristo: è stato l'incontro con la Croce. Ha avuto per 2 volte dei gravi incidenti, dopo l'ultimo ha deciso di farsi battezzare. L'ho battezzato con il nome di Paolo, perché come il santo anche lui è un combattivo. Altre conversioni, soprattutto dal protestantesimo, avvengono via internet. Una coppia, ad esempio, ha iniziato una ricerca, perché non soddisfatta della propria confessione religiosa e confrontando varie Chiese cristiane da siti hanno scelto la cattolica. Un pittore(Yamato), famoso anche lui, via internet. Ogni anno ho battezzato circa 100 persone; anche se molti sono figli di immigrati, è comunque un buon numero.