I figli dei cristiani dell’Orissa non possono andare a scuola
di Nirmala Carvalho
I ragazzi, costretti lontano da casa, hanno ormai perso l’anno scolastico che sta per finire. Il governo dell’Orissa trasferisce i profughi in campi di accoglienza temporanei vicino ai villaggi d’origine. Di tornare a casa non se ne parla. Continuano le discriminazioni e gli atti intimidatori. Con l’avvicinarsi delle elezioni di aprile la tensione sale.
Bhubaneshwar (AsiaNews) - I bambini cristiani del Kandhamal stanno perdendo l’anno scolastico. È una delle conseguenze dei pogrom di agosto. Sajan K George, presidente nazionale del Global Council of Indian Christians (Gcic), afferma che sono centinaia i bambini in queste condizioni. Fuggiti di casa con le loro famiglie e costretti a rimanere nei campi profughi, i giovani delle comunità cristiane dell’Orissa non possono frequentare le lezioni e l’anno scolastico sta ormai per finire.
L’educazione è una priorità della Chiesa nell’Orissa perché è un fattore di sviluppo e di emancipazione della popolazione. “Molte persone vittime delle violenze - spiega George - raccontano che i loro certificati e diplomi sono stati uno degli obiettivi precisi durante gli attacchi. Li prendevano, li facevano a pezzetti e li bruciavano. L’opera di educazione compiuta dai missionari con i dalit è stata una delle più grandi cause dell’insofferenza e della gelosia dei fondamentalisti che ora cercano di soffocare lo sviluppo dell’educazione dei nostri ragazzi del Kandhamal”.
Nel Kandhamal inoltre continua ad essere alta la tensione e il rischio di attacchi rimane costante . “Con le elezioni dietro l’angolo - afferma George ad AsiaNews - la situazione si sta facendo ancor più tesa. I cristiani del Kandhamal sono ancora più discriminati e corrono il serio pericolo di venire ridotti a cittadini di serie b: non hanno documenti d’identità e quindi sono privati della possibilità di esercitare un loro diritto fondamentale che è quello di voto”.
Il 12 febbraio, Krishan Kumar, responsabile dei campi profughi governativi per il Kandhamal, ha dichiarato che “degli iniziali 25mila sfollati raccolti nei campi ora ne restano 4mila. Di questi 2500 sono stati trasferiti in campi temporanei vicini ai loro villaggi d’origine. Nei centri d’accoglienza di Tikabali, K Nuagaon and Raikia attualmente restano solo 1500 persone”.
John Dayal, direttore dell’organizzazione All Indian Christian Council (Aicc) commenta la dichiarazione del funzionario governativo affermando che ”oltre questo gioco di parole è ovvio che non ci sono ancora case per queste persone sfortunate. E oltretutto il governo non tiene in conto quelli che sono in campi d’accoglienza non governativi, quelli rifugiati nello Srikakulam nello Stato confinante dell’Andhra Pradesh e le migliaia di altri che hanno trovato accoglienza da parenti in altri paesi e città o che sono finiti a New Delhi e in altre località a cercare lavoretti per sopravvivere”.
Vedi anche