25/08/2012, 00.00
MYANMAR
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I disastri ambientali mettono a rischio lo sviluppo birmano

Due recenti studi sottolineano che la crescita economica deve essere accompagnata da programmi a tutela della natura. Il Myanmar è fra i Paesi più esposti ai cataclismi, come avvenuto nel 2008 col ciclone Nargis. Per il centro ricerche Maplecroft servono infrastrutture adeguate. Adb: contrastare l’urbanizzazione selvaggia.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Lo sviluppo economico del Myanmar, il cui governo ha avviato una campagna di democratizzazione e modernizzazione, passa anche attraverso programmi di tutela dell'ambiente, dedicati in particolare alla prevenzione da cicloni e altri disastri naturali. È quanto emerge da due diversi studi pubblicati di recente, elaborati il primo da un istituto di ricerca con base in Gran Bretagna e il secondo a opera della Banca asiatica per lo sviluppo (Adb). Entrambi confermano che - a fronte di una crescita e di investimenti - l'ex Birmania è fra le nazioni del Sud-est asiatico col più elevato rischio di "gravi crisi ambientali", che finirebbero per colpire in maniera "devastante" l'economia e l'eco-sistema naturale.

Per il centro di ricerche britannico Maplecroft, il Myanmar è fra le 10 nazioni asiatiche - assieme ai vicini India e Bangladesh - con la minore capacità di risposta a disastri naturali. Un rischio acuito, secondo lo studio, dalla fragilità delle economie nazionali e dalla povertà della popolazione.

In particolare, il documento ricorda il peggior disastro naturale della storia recente birmana: il ciclone Nargis che si è abbattuto sul Paese nel maggio 2008 uccidendo almeno 138mila persone e causato enormi devastazioni nel delta dell'Irrawaddy. Un dramma che affligge ancora oggi parte della popolazione. Senza infrastrutture adeguate in caso di calamità, concludono gli esperti di Maplecroft, l'ambizione del Myanmar di diventare un grande produttore ed esportatore di riso "resta ad altissimo rischio".

Nel frattempo, uno studio promosso dalla Banca asiatica per lo sviluppo (Adb) avverte i Paesi dell'Asia sui rischi legati all'eccessiva urbanizzazione, che va contrastata adottando tecnologie che aiutino a ripulire l'aria e con l'uso di fonti energetiche rinnovabili e alternative. Il continente vanta il più alto tasso di crescita delle città, che ospitano circa la metà della popolazione urbana al mondo. Entro il 2020, in Asia vi saranno 21 megalopoli su un totale di 37. E il Myanmar non farà eccezione.

In fase di crescita ed espansione dopo decenni di isolamento e dittatura militare, l'ex Birmania rischia di vivere un "rapido declino" nella qualità di vita delle città. Fra le cause principali l'inquinamento atmosferico, il traffico, l'uso del carbone e, fra tutti la causa peggiore, l'emissione smodata di anidride carbonica. Per scongiurare il declino, avvertono gli esperti di Adb, serve un programma di sviluppo sostenibile anche per le città, anche e soprattutto in Myanmar dove si aprono interessanti prospettive per il futuro. Con gli opportuni investimenti, conclude il rapporto, sarà possibile ridurre gli inquinanti, sviluppare le infrastrutture e garantire adeguati standard di vita. 

 

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