I dazi sul pollame, ultimo atto della guerra commerciale
Gli Stati Uniti hanno presentato una denuncia formale contro la Cina presso l’Organizzazione mondiale del commercio per i dazi imposti da Pechino sulle esportazioni del pollame. Si tratta soltanto dell’ultimo caso, in ordine di tempo, di un confronto senza esclusione di colpi fra le due potenze.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Gli Stati Uniti hanno presentato una denuncia formale contro la Cina presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Secondo Washington, Pechino ha violato le leggi internazionali quando ha imposto, lo scorso anno, dei dazi sulle esportazioni del pollame americano. Secondo Ron Kirk, rappresentante statunitense presso il Wto, i dazi hanno colpito un settore che dà lavoro a circa 300mila persone; inoltre, le tariffe hanno fatto raddoppiare il prezzo del pollame, rendendolo quasi fuori mercato.
Questo è soltanto l’ultimo di una serie di casi che hanno contrapposto Cina e Stati Uniti presso l’Organizzazione. Washington ha già presentato alcuni reclami per i dazi imposti dal gigante asiatico sui prodotti in acciaio e sui derivati, fondamentali per l’installazione di pale eoliche. A causa di questa situazione il governo americano, guidato da Barack Obama, è nel mirino dell’opposizione repubblicana: questa vorrebbe rispondere ai dazi con delle sanzioni contro la Cina, colpevole di mantenere basso in maniera artificiale il valore della propria moneta nazionale.
La guerra commerciale fra i due giganti economici, in ogni caso, è destinata a continuare su questa traccia. Proprio ieri l’ambasciatore americano a Pechino, Gary Locke, ha chiesto ai funzionari comunisti di assicurare “maggiore possibilità di accesso “ al mercato interno anche agli attori stranieri, in modo da rispondere alla “crescente frustrazione” degli industriali non cinesi e “rispondere ai bisogni di una Cina sempre più in via di sviluppo”.
Questo è soltanto l’ultimo di una serie di casi che hanno contrapposto Cina e Stati Uniti presso l’Organizzazione. Washington ha già presentato alcuni reclami per i dazi imposti dal gigante asiatico sui prodotti in acciaio e sui derivati, fondamentali per l’installazione di pale eoliche. A causa di questa situazione il governo americano, guidato da Barack Obama, è nel mirino dell’opposizione repubblicana: questa vorrebbe rispondere ai dazi con delle sanzioni contro la Cina, colpevole di mantenere basso in maniera artificiale il valore della propria moneta nazionale.
La guerra commerciale fra i due giganti economici, in ogni caso, è destinata a continuare su questa traccia. Proprio ieri l’ambasciatore americano a Pechino, Gary Locke, ha chiesto ai funzionari comunisti di assicurare “maggiore possibilità di accesso “ al mercato interno anche agli attori stranieri, in modo da rispondere alla “crescente frustrazione” degli industriali non cinesi e “rispondere ai bisogni di una Cina sempre più in via di sviluppo”.
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