I cristiani indiani condannano le violenze contro i cattolici cinesi
Appello alla comunità internazionale: "Fate capire a Pechino che queste azioni non si addicono ad una grande nazione come la Cina". Omaggio "alla forza della fede dei cattolici cinesi".
New Delhi (AsiaNews) La comunità cattolica indiana "condanna gli attacchi che avvengono contro la Chiesa cattolica ed i suoi membri nella Repubblica popolare cinese". I cattolici indiani chiedono alle Nazioni Unite, agli apparati per le libertà civili della comunità internazionale ed al governo indiano di "fare qualcosa" per far capire a Pechino che "non si addice ad una grande nazione come la Cina, che cerca un riconoscimento mondiale sul piano economico, la violenza contro i religiosi".
Lo scrive John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union (Aicu), la più grande ed antica organizzazione di laici cattolici in Asia, in una lettera aperta scritta dopo i recenti attacchi contro 16 suore cattoliche di Xian e l'arresto di 6 preti della Chiesa non ufficiale nella diocesi di Zhengding.
La stessa comunità cristiana indiana "è vicina alle vittime della violenza" in senso speciale, perché è anche essa "vittima dell'apatia governativa e della violenza nazionalista indiana".
L'Aicu sottolinea come la violenza anti-religiosa del governo cinese "in un certo senso" aiuta le violenze anti-cristiane in Pakistan e Bangladesh. "Siamo sorpresi si legge nella lettera aperta che il governo indiano, sempre pronto a protestare contro le violenze ai danni di minoranze non cristiane che avvengono in Pakistan o a Dhaka, sia rimasto in questo caso zitto".
Un esempio è dato dal Dalai Lama, rifugiato politico e religioso del Tibet controllato da Pechino, che "viene con generosità ospitato dal governo".
In conclusione, i dirigenti ed i membri dell'Aicu "rendono omaggio alla forza della fede dei cattolici e dei membri delle altre confessioni cristiane della Cina che, di nascosto o apertamente, affrontano sfide mai sentite nei tempi moderni".