I corpi degli israeliani assassinati a Mumbai torturati prima dell’uccisione
di Nirmala Carvalho
Dalle autopsie emerge che le vittime del centro ebraico di Mumbai “sono state legate e torturate prima dell’uccisione”. I cittadini della capitale finanziaria dell’India rendono omaggio alle vittime e i testimoni degli attentati raccontano come hanno perso la vita amici e colleghi.
Mumbai (AsiaNews) – Una distesa di candele in ricordo di chi ha perso la vita negli attacchi terroristici del 26 novembre. Attorno al monumento del Gateway of India e al Taj Mahal hotel, simbolo degli attentati, è una processione continua. I cittadini della capitale finanziaria del Paese lasciano nei due luoghi anche cartelli come “lunga vita ai nostri martiri” o “ abbasso i politici corrotti”.
Emergono intanto nuovi particolari sulla dinamica degli attentati e delle uccisioni. I medici che hanno condotto le autopsie sulle vittime raccontano che molti dei corpi riportano segni di tortura. Un medico spiega che “tra tutti, le vittime israeliane sono quelle che hanno subito le maggiori violenze. L’autopsia ha rilevato con chiarezza che sono morti il 26 e che sono stati legati e torturati pima dell’uccisione. Hanno subito violenze tali che non voglio ricordare i dettagli”.
Le dichiarazioni dei medici confermano le prime informazioni diffuse dall’Intelligence Bureau dopo i primi confronti con l'attentatore catturato. Come reso noto dai servizi e riportato anche sui giornali indiani, Ajmal Kamal, il terrorista arrestato alla Nariman House ebraica, “ha dichiarato che il loro obiettivo specifico erano gli stranieri, in particolare gli israeliani”.
Mentre montano le proteste contro la classe politica ed il governo, responsabile di non esser stato capace di garantire la sicurezza, l’India seppellisce i suoi morti. Il 29 novembre la chiesa della Madre di Dio a Naigaon, nei sobborghi a nord di Mumbai, ha ospitato le esequie di Jordon Fernandes, ragazzo di 22 anni colpito a morte durante l’assalto all’hotel Oberoi. Alcune fonti raccontano ad AsiaNews gli ultimi momenti di vita del giovane impiegato nel ristorante Kandahar.
Secondo la ricostruzione, dopo aver sentito i primi spari, gli ospiti sono fuggiti dalla sala. Un cliente straniero si è rivolto allora a Jordon supplicandolo di recuperargli dei documenti che aveva abbandonato nel ristorante. Jordon è rientrato nel Kandahar con il suo collega Pradeep e lì è stato sorpreso dall’arrivo dei terroristi. Gli attentatori hanno intimato al ragazzo di bruciare le tovaglie. Jordon si è rifiutato e uno di loro gli ha sparato tre colpi a bruciapelo, uccidendolo. I terroristi hanno poi dato fuoco alle tovaglie. Dopo aver chiesto a Pradeep di indicare la zona degli ascensori, sono saliti ai piani superori lasciandolo terrorizzato in un ascensore fuori uso. Pradeep è poi riuscito a scappare da una porta di servizio sul retro dell’albergo.
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