I copti temono la “protezione” dell’esercito, che si accanisce contro le Ong
Paure per nuovi attentati contro le chiese in vista delle celebrazioni di fine anno e del Natale ortodosso. Fratelli Musulmani annunciano il loro impegno per proteggere i cristiani. Raid dei militari contro 17 Ong straniere impegnate nella difesa dei diritti umani. Bloccati tutti i fondi e le transazioni. Fra le associazioni anche la Caritas. Portavoce della Chiesa cattolica “I militari pensano solo a proteggere se stessi e il loro potere”.
Il Cairo (AsiaNews) – La Primavera araba è sempre di più tradita dalle autorità. A circa 10 mesi dalla caduta del regime di Mubarak, fonti di AsiaNews affermano che nel Paese si respira un clima di instabilità e paura. In vista delle festività di fine anno e del Natale ortodosso (6 gennaio), la comunità copta teme nuovi attentati contro le chiese, dopo quelli avvenuti nel capodanno 2011 ad Alessandria e nel 2010 a Nag Hammadi (Luxor). A fomentare la tensione vi sono le continue dichiarazioni dell’esercito sulla presenza di non specificate forze esterne interessate a scatenare il caos nel Paese prima del 25 gennaio, anniversario della rivoluzione dei Gelsomini.
Nei giorni scorsi, Kiryllos, vescovo copto ortodosso di Nag Hammadi ha lanciato un appello al generale Tantawi, capo del Consiglio supremo dei militari (Scaf), per chiedere sicurezza durante le celebrazioni. “Ho ricevuto diverse minacce di attentati contro la mia diocesi – afferma – e ho chiesto alla polizia di proteggere la comunità”. Ieri, lo Scaf ha assicurato ai copti la massima protezione. All’appello hanno risposto anche i Fratelli musulmani vincitori delle prime due tornate delle elezioni parlamentari. Con un comunicato apparso ieri sul loro sito, essi hanno annunciato che collaboreranno con i militari nel mantenere la sicurezza intorno alle chiese copte durante le festività.
Nella notte di capodanno 2011 ad Alessandria un’autobomba è esplosa durante una messa della comunità copta, uccidendo 21 persone. A causa dell’attacco sono scoppiati scontri fra cristiani e musulmani, ma è poi emerso che l’attentato era orchestrato dai servizi segreti di Habib el-Adly, ministro degli Interni del governo Mubarak. Il 6 gennaio 2010 un commando armato ha aperto il fuoco contro un gruppo di fedeli della chiesa di San Giovanni a Nag Hammadi, uccidendo sette persone. All’epoca la polizia aveva ignorato le ripetute richieste di protezione della comunità copta. Nessun poliziotto era di guardia al momento dell’attacco.
A causa di tutto ciò i cristiani non ripongono molta fiducia nell’esercito, legato al vecchio regime. P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sottolinea che “l’esercito pensa solo a proteggere se stesso e il proprio potere e non i valori della rivoluzione”.
Un esempio di questo atteggiamento è il recente raid dei militari negli uffici di 17 organizzazioni per i diritti umani finanziate da Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi stranieri. Esse sono accusate di non avere i permessi per lavorare nel Paese.
“I militari – afferma il sacerdote - hanno fatto irruzione negli uffici sequestrando computer, documenti e bloccando tutti i conti. Essi si sono giustificati sostenendo che queste organizzazioni finanziavano movimenti e partiti pericolosi per la stabilità del Paese”. Fra le associazioni prese di mira vi sono: la Caritas, il National Democratic Istitute (Ndi), l’International Republican Institute (Iri) e l’Arab Centre for Indipendence and Justice. Secondo p. Greiche l’esercito teme le future elezioni presidenziali del 25 gennaio e utilizza metodi dittatoriali per spegnere qualsiasi forma di dissenso.
Nei giorni scorsi, Kiryllos, vescovo copto ortodosso di Nag Hammadi ha lanciato un appello al generale Tantawi, capo del Consiglio supremo dei militari (Scaf), per chiedere sicurezza durante le celebrazioni. “Ho ricevuto diverse minacce di attentati contro la mia diocesi – afferma – e ho chiesto alla polizia di proteggere la comunità”. Ieri, lo Scaf ha assicurato ai copti la massima protezione. All’appello hanno risposto anche i Fratelli musulmani vincitori delle prime due tornate delle elezioni parlamentari. Con un comunicato apparso ieri sul loro sito, essi hanno annunciato che collaboreranno con i militari nel mantenere la sicurezza intorno alle chiese copte durante le festività.
Nella notte di capodanno 2011 ad Alessandria un’autobomba è esplosa durante una messa della comunità copta, uccidendo 21 persone. A causa dell’attacco sono scoppiati scontri fra cristiani e musulmani, ma è poi emerso che l’attentato era orchestrato dai servizi segreti di Habib el-Adly, ministro degli Interni del governo Mubarak. Il 6 gennaio 2010 un commando armato ha aperto il fuoco contro un gruppo di fedeli della chiesa di San Giovanni a Nag Hammadi, uccidendo sette persone. All’epoca la polizia aveva ignorato le ripetute richieste di protezione della comunità copta. Nessun poliziotto era di guardia al momento dell’attacco.
A causa di tutto ciò i cristiani non ripongono molta fiducia nell’esercito, legato al vecchio regime. P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sottolinea che “l’esercito pensa solo a proteggere se stesso e il proprio potere e non i valori della rivoluzione”.
Un esempio di questo atteggiamento è il recente raid dei militari negli uffici di 17 organizzazioni per i diritti umani finanziate da Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi stranieri. Esse sono accusate di non avere i permessi per lavorare nel Paese.
“I militari – afferma il sacerdote - hanno fatto irruzione negli uffici sequestrando computer, documenti e bloccando tutti i conti. Essi si sono giustificati sostenendo che queste organizzazioni finanziavano movimenti e partiti pericolosi per la stabilità del Paese”. Fra le associazioni prese di mira vi sono: la Caritas, il National Democratic Istitute (Ndi), l’International Republican Institute (Iri) e l’Arab Centre for Indipendence and Justice. Secondo p. Greiche l’esercito teme le future elezioni presidenziali del 25 gennaio e utilizza metodi dittatoriali per spegnere qualsiasi forma di dissenso.
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