I copti protestano al Cairo: giustizia per gli uccisi, libertà per gli arrestati
Cairo (AsiaNews/Agenzie) – Alcune decine di copti e di musulmani hanno protestato dal 4 dicembre in poi davanti alla Corte suprema del Cairo per chiedere il rilascio delle persone ancora in carcere dopo le manifestazioni del 24 novembre a Talbiya. I manifestanti volevano anche attirare l’attenzione della Corte sull’uso di proiettili normali da parte delle forze dell’ordine durante gli scontri, che hanno portato alla morte di quattro copti e al ferimento di altri 120.
I manifestanti chiedevano che fossero lasciati liberi i detenuti, compresi i bambini e i minori, e le dimissioni, e la chiamata in giudizio del Governatore di Giza e del responsabile della Sicurezza a Giza “che ha dato l’ordine di aprire il fuoco su protestanti copti disarmati” ha detto Naguib Ghobrial, capo dell’Unione egiziana per i Diritti umani, che ha organizzato il raduno.
I manifestanti innalzavano cartelli con le fotografie delle persone uccise e delle persone arrestate durante la dimostrazione. Cantavano slogan contro il Governatore che viene visto da molti come il responsabile degli incidenti. Secondo fonti copte, il Governatore avrebbe dato assicurazioni alle autorità religiose di aver modificato il permesso di costruzione della chiesa a Talbiya, e che tutto era adesso regolare, solo 24 ore prima di mandare le forze di sicurezza a cercare di sigillare l’edificio. Il suo comportamento avrebbe così scatenato la protesta dei copti. (Vedi http://www.asianews.it/notizie-it/Sotto-assedio-la-chiesa-copta-delle-Piramidi-che-i-fondamentalisti-islamici-non-vogliono-20075.html)
Uno dei cartelli portava questa scritta: “In Egitto è più facile avere un permesso per un night club che per una chiesa”. Dal 24 novembre è in atto un braccio di ferro fra chiesa copta e le autorità di Giza. Fedeli copti e forze di sicurezza egiziane si sono affrontati per giorni davanti alla chiesa dei santi Maria e Michele a Talbiya, nella zona delle Piramidi, Giza; la polizia vuole fermare con vari pretesti i lavori di completamento della chiesa, che i radicali islamici non vogliono.