01/07/2004, 00.00
THAILANDIA
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I coltivatori di riso si arricchiscono sulle spalle della Cina

 

Bangkok (AsiaNews/SCMP) – I coltivatori tailandesi si stanno arricchendo con la vendita del loro riso in Cina: la Thailandia, infatti esporterà, quest'anno, la cifra record di 8,5milioni di tonnellate di riso (rispetto ai 7,6 milioni dell'anno scorso) per soddisfare la sempre crescente domanda di un Paese in difficoltà: la Cina.

"Non è mai successo che i coltivatori di riso in Thailandia abbiano guadagnato tanto".  Esprime soddisfazione Seri Theparak, agricoltore del nord est della Paese, che grazie ai guadagni sulle vendite del cereale ha potuto acquistare nuovi macchinari agricoli e terreni da coltivare.

Secondo il Ministero del commercio tailandese, quest'anno l'economia del Paese può crescere almeno del 7% rispetto al 6,7% di quello passato, grazie all'esportazione di riso e di altri prodotti agricoli. Nel primo quadrimestre, le esportazioni di riso verso la Cina sono triplicate e i guadagni sono aumentati del 54% raggiungendo i 980milioni di dollari alla fine di maggio.

La Thailandia è il più grande esportatore di riso mondiale e l'unico Paese, attualmente, con un'eccedenza di cereali, tutti gli altri grandi produttori, invece, hanno dovuto fissare dei tagli sulle  spedizioni all'estero. L'India, ad esempio, secondo esportatore nella scorsa stagione, sta per dimezzare le vendite, secondo stime del dipartimento dell'agricoltura.

Dagli stati Uniti all'India, gli agricoltori stanno beneficiando dell'aumento dei prezzi dei cereali, che potrebbero continuare a lievitare se la Cina, il più grande produttore e consumatore di riso al mondo, si trasformasse in un Paese importatore.

"I prezzi del riso in Cina sono aumentati del 70%. Il mercato è in rialzo perché nessuno crede che il Paese sia in grado di soddisfare la domanda," ha detto Mamadou Ciss, amministratore della Ascot Commodities.

Dal 1960, questa è la quarta volta che la Cina si vede costretta ad importare più riso di quanto ne esporti, evidenzia David Dawe, agro economista presso l'Istituto internazionale di ricerca del riso a Manila. È, invece, la prima volta che la richiesta cinese è diretta anche al riso di qualità inferiore (venduto a 223 dollari alla tonnellata, il 13% in più rispetto allo scorso anno) ha detto Vichi Sripasert, presidente dell'associazione tailandese degli esportatori di riso, "precedentemente i cinesi acquistavano solo quello di alta qualità".

La rapida crescita economica e la conseguente urbanizzazione stanno divorando la terra di milioni di agricoltori e portando ad una fuga di manodopera. Molti, infatti,  hanno abbandonato le colture cerealicole per un lavoro in fabbrica meglio remunerato.

Per anni la Cina si è data l'obiettivo politico di essere autosufficiente al 95% nella produzione di riso, grano e mais. Nel decennio scorso la produzione ha registrato fasi alterne di surplus e flessione e nessuno considera l'attuale situazione alla stregua di una crisi alimentare.

La situazione critica, però, ha spinto il governo a lanciare una campagna d'emergenza per aumentare la produzione di cereali. Già a marzo, il governo aveva emanato una "circolare di emergenza" con cui fissava sgravi fiscali e sovvenzioni ed incentivi (pari a 114 milioni di dollari) per gli agricoltori. Previste, inoltre, rigide regolamentazioni contro l'abusivismo perpetrato dalle industrie e sulla "conversione delle fattorie", in aggiunta al già avvenuto blocco del piano di rimboschimento in diverse zone del Paese.

 

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