I cinesi invidiano il duello Obama - Romney
Pechino (AsiaNews) - Anche in Cina, come in tutto il mondo si parla delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e della lotta all'ultimo voto fra Barack Obama e Mitt Romney. I blog cinesi che sfuggono alla censura sono pieni di commenti sul sistema democratico americano dove i presidenti sono votati da grandi elettori a loro volta scelti dalla popolazione. Nessuno osa fare un paragone con la Cina, ma il confronto è stridente: fra due giorni si apre a Pechino il 18mo Congresso del Partito che varerà la transizione alla Quinta Generazione. Hu Jintao, presidente e segretario del Partito, e Wen Jiabao, premier, daranno il testimone a Xi Jinping e a Li Keqiang. È previsto pure un rimescolamento al vertice del Comitato centrale del Politburo, ma ciò che colpisce i cinesi è il fatto che di tutto questo non se ne parli e che nessuno di loro abbia alcuna voce in capitolo.
Uno studente dell'università di Pechino confessa in modo amaro: "Il Congresso del Partito è un incontro per il partito; tutti noi siamo solo degli spettatori".
I giornali cinesi sono pieni di lodi sperticate ai risultati economici raggiunti dalla leadership negli ultimi 10 anni e da alcuni vantati "emendamenti" alla costituzione cinese di cui non si sa il contenuto, ma non è senz'altro il diritto al voto per 1,3 miliardi di persone.
Negli anni passati il Partito ha sempre escluso per la Cina una democrazia in stile occidentale, considerata corrotta e soggetta al capitalismo. Perfino Wen Jiabao, che negli ultimi tempi sottolinea l'urgenza di compiere "riforme", senza mai definire il contenuto, si era scagliato contro le democrazie.
Eppure a partire dai primi anni '90 coi tentativi di fondare un Partito democratico, con il Premio Nobel Liu Xiaobo - in prigione per aver osannato la democrazia - e dall'esperienza di Carta 08, molti dissidenti e attivisti chiedono che la voce del popolo influisca sulle scelte politiche e sulle strutture di governo.
E anche se gli Stati Uniti sono visti come troppo presuntuosi e troppo critici verso la Cina, i cinesi apprezzano il loro sistema di governo.
Un'inchiesta del Pew Global Attitude Project, svolta il mese scorso, mostra che circa metà dei cinesi ha un giudizio negativo verso gli Usa, ma più del 50% apprezza il loro sistema democratico. Ancora più significativo questo dato: nel 2007, rifiutava la democrazia americana il 36% dei cinesi; ora vi è solo il 29%.
Un altro segnale di cui la leadership dovrebbe tenere conto è che i milioni di turisti cinesi che vanno in visita a Taiwan, invece di spendere il tempo al karaoke, passano la sera a seguire i dibattiti politici alla televisione, dove i politici discutono fra di loro - spesso in modo molto animato - e dove il pubblico li critica anche con asprezza e in modo aperto: tutte esperienze mai viste in Cina.