20/06/2011, 00.00
CINA - HONG KONG
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I cattolici di Hong Kong chiedono il rilascio di sacerdoti e vescovi detenuti

di Eugenia Zhang
Padre Chen è “scomparso” da oltre due mesi, padre Zhang è stato torturato in carcere. A Hong Kong il 29 giugno ci sarà una messa presieduta dal card. Zen e una protesta per chiedere la liberazione di sacerdoti e vescovi detenuti e maggiore libertà per i cattolici. Intanto “scompare” la moglie del dissidente Hu Jia.
Hong Kong (AsiaNews) – A due mesi dall’arresto di padre Joseph Chen Hailong di Xuanhua (Hebei) mancano del tutto sue notizie. Il 29 giugno i cattolici di Hong Kong protesteranno per chiedere la liberazione dei religiosi detenuti e maggiore rispetto per i fedeli cattolici.

Padre Chen, ordinato meno di due anni fa, è stato portato via da funzionari il 9 aprile mentre si recava a fare visita a cattolici, nella zona di Yangqing, contea di Pechino, dove svolge il suo ministero. Tuttora si ignora persino dove sia detenuto. La famiglia non ha ricevuto comunicazioni e teme che sia stato torturato, come è successo a padre Peter Zhang Guangjun della stessa diocesi.

Padre Zhang, detenuto tra il 10 gennaio e il 13 aprile 2011, è stato percosso con pugni, bastoni, un bugliolo, costretto a stare sveglio per 5 giorni fino a che ha avuto un collasso, inzuppato con acqua fredda nell’inverno gelido.

Una fonte di AsiaNews che ha chiesto l’anonimato riferisce che “egli si è sempre rifiutato di accettare il principio di una Chiesa autonoma e indipendente [dal Papa] e autogestita, e infine i funzionari lo hanno rilasciato il 13 aprile”.

Secondo chi l’ha visto, padre Zhang ha raccontato che “durante quei giorni, nonostante i dolori fisici, ho pregato il rosario e detto messa ogni giorno, in silenzio. Mi sono figurato di pregare insieme ai parrocchiani e questo mi ha dato forza”. “Ma è stato impossibile costringermi a concelebrare con i sacerdoti della Chiesa patriottica e a registrarmi, i funzionari hanno insultato me, la Chiesa e Dio. Mi sono difeso e mi hanno torturato di nuovo.”

“Dopo la liberazione – prosegue la fonte - aveva ferite al capo e sulle gambe, segni evidenti di torture. Ora è ancora sotto cure mediche per le conseguenze delle percosse al capo, soffre ancora di mal di testa e vomito”.

Il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, presiederà una messa a Hong Kong e poi guiderà una protesta all’Ufficio di Cina per i rapporti con Hong Kong, domandando il rilascio di padre Chen e di tutti i sacerdoti e vescovi cattolici detenuti e ricordando le sofferenze dei cattolici in Cina. Sono detenuti, o comunque “scomparsi”, tra gli altri, mons. Su Zhimin vescovo di Baoding, mons. Cosmas Shi Enxiang vescovo di Yixian, padre Lu Genjun vicario generale di Baoding, padre Wang Lifang di Zhengding.

La protesta del 29 giugno è organizzata dalla Commissione giustizia e pace della diocesi di Hong Kong. Lina Chan, segretario esecutivo della Commissione, dice ad AsiaNews che “la scelta della data è per ricordare che, come i santi Pietro e Paolo sono stati perseguitati e incarcerati per la loro fede, così la popolazione della Cina sta soffrendo per la sua fede”. “Per seguire la fede, subisce carcere, torture e maltrattamenti inumani”. Aggiunge che le ordinazioni dei vescovi avvenute senza il gradimento della Santa Sede “sono atti contrari al rispetto della fede cattolica e della coscienza e libertà personale”. “Con la protesta dopo la messa, daremo voce alla richiesta per la libertà religiosa in Cina e per il diritto dei credenti di praticare la fede in modo normale”.

Da metà febbraio Pechino ha iniziato la peggiore repressione dei diritti umani almeno dal 1998, con decine, forse centinaia di democratici arrestati, minacciati o soltanto “scomparsi”. Le autorità vogliono prevenire qualsiasi emergere di proteste stile Rivoluzione dei gelsomini. Molti arrestati sono cristiani.

Intanto oggi è scomparsa Zeng Jinyan, moglie del dissidente Hu Jia, di cui è atteso il rilascio per il 26 giugno dopo avere scontato una condanna a 3 anni e mezzo di carcere per “sovversione”. Zeng ha preso un aereo a Shenzhen ieri, ma non risulta sbarcata a Pechino e si immagina che sia stata “portata via dalle autorità”, come riferisce un giornale locale. Nei giorni scorsi aveva rivelato alla stampa di temere che, anche dopo il rilascio del marito, sarebbero proseguite le restrizioni e i controlli sulla loro vita.
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